Regia di Andrzej Zulawski vedi scheda film
A Berlino, negli anni '80, il muro domina la città. Mark (Sam Neil), ex spia, torna a casa dopo l'ultima missione, ma il rapporto con la moglie Anna (Isabelle Adjani) si deteriora. Mark indaga, e scopre che Anna vive una seconda vita con un mistero che non vuole svelare.
Un’esperienza cinematografica talmente intensa e viscerale da fare impallidire persino William Friedkin e la sua creatura (L'esorcista).
Sam Neill appare costantemente disorientato, spaesato e in balia di eventi più grandi di lui, mentre Isabelle Adjani offre una delle interpretazioni più estreme, disturbanti e sconvolgenti della storia del cinema horror: il suo corpo diventa un campo di battaglia tra isteria, sensualità, convulsioni psichedeliche e dolore puro.
Andrzej ?u?awski prende un dramma coniugale e lo trasforma in un incubo visionario, contaminato da body-horror, grottesco e un senso autentico di lacerazione interiore.
La disintegrazione di una coppia non viene mostrata con il linguaggio convenzionale del melodramma, ma esplode in una messa in scena espressionista, fatta di urla, movimenti convulsi, colori saturi e improvvise discese nel mostruoso.
La Berlino grigia e claustrofobica diventa un luogo che soffoca, che sembra pulsare di un male invisibile, e i personaggi si muovono come pedine travolte da forze che non comprendono. L’amore si tramuta in ossessione, il desiderio in repulsione, l’intimità in alienazione.
In questo senso, "Possession" non è soltanto un horror, ma una radiografia allucinata della fragilità dei rapporti umani e della loro inevitabile corruzione.
La celebre sequenza della metropolitana, con Adjani che si abbandona a una danza di convulsioni animalesche, rimane una delle immagini più potenti e disturbanti mai catturate su pellicola: un momento di pura liberazione, ma anche di orrore corporeo che fonde eros e thanatos in un unico gesto distruttivo.
?u?awski gioca con il disgusto e la fascinazione, con l’attrazione e la repulsione, portando lo spettatore a una soglia di estasi negativa, dove la sofferenza diventa linguaggio e il corpo diventa simbolo.
"Possession" è un'opera che divora, che si aggrappa alla pelle e alla memoria di chi guarda, impossibile da dimenticare.
È un’opera che trascende la semplice tematica della possessione demoniaca, che travalica i confini del genere per farsi allegoria dell’amore malato, dell’ossessione, della pazzia e della perdita di sé stessi.
Un capolavoro che lascia addosso il marchio del trauma e della vertigine, un’esperienza che, una volta attraversata, non si cancella più.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta