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Sirat

Regia di Oliver Laxe vedi scheda film

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La recensione su Sirat

di alan smithee
8 stelle

locandina

Sirat (2025): locandina

CINEMA OLTRECONFINE / FESTIVAL DI CANNES 78 : CONCORSO

Sirat è, secondo la tradizione islamica, il ponte sottile e affilato che separa il mondo dei vivi dall'Inferno nel Giorno del Giudizio, e attraverso cui i fedeli devono passare per raggiungere il Paradiso.

Ma indica pure la "retta via" (a?-?ir?? al-Mustaq?m), ovvero il sentiero della salvezza e della giustizia che ogni musulmano deve seguire nella vita. 

Tra le aspre montagne del sud del Marocco, Luis, un uomo taciturno ed in evidente ansia (un magnifico Sergi López) si inoltra col suo furgoncino, accompagnato dal giovane figlio Estéban, alla ricerca della figlia maggiore ribelle, sparita da tempo senza mai prendere contatto con la famiglia, probabilmente dopo aver assistito ad un rave simile a quello che i due hanno appena raggiunto, in mezzo al deserto.

Soli e mal equipaggiati, i due, senza concreti indizi, si uniscono ad una carovana di ravers, alcuni dei quali con il corpo vistosamente mutilato, che, con due vecchi furgoncini stipati di casse ed amplificatori, girano in quelle affascinanti quanto impervie strade taa altipiani rocciosi e burroni scoscesi, alla ricerca di nuove feste in cui introdursi e suonare la loro musica.

scena

Sirat (2025): scena

Sergi López

Sirat (2025): Sergi López

Il viaggio, tra ricerca affannosa di un padre, e la scoperta di nuovi stimoli da parte degli altri un po' strafatti viaggiatori, li conduce in zone remote che da una parte induce tutti loro a stimolare riflessioni esistenziali, dall'altra li mette faccia a faccia con pericoli e disgrazie che si rivelano tragici e definitivi, in grado di trasportarli verso un calvario di disperazione e situazioni senza apparente via di fuga.

Un furgone in un dirupo e un deserto minato da cui uscirne indenni si rivelerà una vera e propria lotta impari contro un destino ingannevole, impossibile da percepire, trasformerà il viaggio in una tragica odissea.

Quello dei protagonisti descritti e raccontati con potenza e disincanto dal regista spagnolo Oliver Laxe, qui al suo quarto lungometraggio dopo Todos vós sodes capitan (2010), Mimosas (2016), Fire will come (2019), è un viaggio fisico ma anche mistico, spirituale, in cui alla fisicità di corpi già deturpati, e poi resi irriconoscibili come vittima di un'arma ignobile come lo è la mina antiuomo, si unisce la consapevolezza interiore di dover affrontare una problematica così impellente come la sopravvivenza, che li spinge, proprio per il fatto di non aver più nulla da perdere, a confrontarsi con l'essenza di una natura che, nella sua solennità, nulla può contro le micidiali armi che l'uomo ha innescato dentro di lei per sopraffare e distruggere se stesso.

Sergi López

Sirat (2025): Sergi López

Sergi López

Sirat (2025): Sergi López

Sirat aspira a riflettere sulla fragilità della vita umana, sempre appesa ad un filo, sottile, di fronte all'impassibilità della natura costretta a sopportare le violenze di una umanità che, già dalle origini tenta di piegarla al suo servizio. Sirat atterrisce, inquieta, devasta con le esplosioni che dilaniano corpi e distruggono tutto ciò che calpesta i punti nevralgici ove si nascondono gli ordigni.

Nella mente di uno spettatore turbato, reso inquieto dal potente deflagrare improvviso ed altamente distruttivo delle esplosioni, rimane l'immagine straniante degli altoparlanti delle grandi e potenti casse utilizzate dai rvers, piazzate come monoliti in un deserto che cela, nella sua placida linearità, un inferno di morte che non lascia scampo, o lo lascia solo a chi, come Luis, ha pagato già un prezzo umanamente troppo forte per potersi permettere di morire o sparire anche lui, come i suoi cari, rendendosi immune a responsabilità e sensi di colpa che vivranno con lui per sempre.

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