Regia di Tinto Brass vedi scheda film
Rivisto dopo 25 anni da quando fu disponibile allora nei primi DVD, e sempre in vhs, la prima da almeno 10'-150' delle ormai innumerevoli versioni ''integrali", "non censurate" e poi "definitive" etc., comprese delle sequenze hard a quanto pare fatte girare da Bob Guccione, in questa nuova versione "Ultimate Cut" di 174' rimontata e rimusicata dal musicista e "fan'' di questo film l'americano Thomas Negovan, e presentata l'anno scorso al Festival di Cannes. Con praticamente tutti nuovi tagli e inquadrature di sequenze rese così nuove e smaglianti che il film sembra girato quasi oggi, e ritrovate dalla Gaumont solo negli ultimissimi anni. Lo ho sempre trovato nelle varie versioni compresa censurata quella re-distribuita nei cinema nel 1984 da Franco Rossellini il produttore, e poi vhs Universal Video nel 1986, disconosciuta da Brass, intitolata "Io, Caligola", sforbiciata di circa un'ora, comunque e sempre una visione davvero impegnativa, per il tedio.
Lasciando da parte l'interesse per i nerd del cinema come il Cicciobotte che di sicuro ci si fa tante seghe, è innegabilmente un film molto noioso oltre che lunghissimo. Caratteristica questa, della poca capacità di improntare ritmo e interesse alle trame dei suoi film, che è propria di Brass, anche se ne disconosce la regia dalle traversie giudiziarie e di sequestri del film, spesso attribuito solo ''per le riprese" o addirittura come "regia di Anonimo".
È nteressante più che altro per il suo curioso posto nella storia del cinema, ma non fingiamo che sia un buon film, nemmeno in questa nuova versione.
Le scenografie di Danilo Donati certo fantasmagoriche, a prescindere dalle dimensioni del teatro di posa utilizzato a Cinecittà, risultano anche per mancanza di esterni e luci naturali della ddf di Silvano Ippoliti, tutte claustrofobiche e volutamente versaciste-pacchiane, come l'opulenza pseudo-greco-romana dei mondi alieni a basso budget che si vedevano a volte nelle puntate dello "Star Trek" originale. C'è molto sfarzo nella scenografia, ma gli sfondi paesaggistici con i "matte paintings" sono spesso spogli, e vi ci sopperisce solo con un velo di luce colorata sullo sfondo. E la musica di Negovan è un suono ambientale incessante e poco interessante nettamente inferiore a quella originale di Bruno Nicolai, della quale forse non si possedevano i diritti- che ricorda più un acufene solo vagamente melodioso, che una colonna sonora.
La sceneggiatura disconosciuta come il film dall'autore Gore Vidal, ancora più che nella versione hard di Bob Guccione, in questo nuovo rimontaggio non ha un vero e proprio arco narrativo per quanto riguarda i personaggi. Caligola è esattamente la stessa personalità tediosamente squilibrata dall'inizio alla fine, con poca crescita o variazione. Non si vede un declino, una svolta, una crescita o una rivelazione. Nessuna complessità. È solo uno psicopatico veramente monotono. Alla fine del film, il personaggio stesso celebremente interpretato da Malcolm McDowell che dà il meglio di sè in questi ruoli estremi ma anche molto gigionismo, esprime la noia del suo potere assoluto. È stato l'unico vero momento di connessione che, come spettatore, si potrebbe avvertire con il personaggio.
La vera storia di Caligola non è certo solo un racconto raccapricciante di sete di sangue e orge sessuali(a proposito in questa versione "ultimativa" americana è completamente espunto ogni momento di sesso esplicito preoccupare celebri sequenze "porno-chic" insertate. Niente celebri orgiastici pompini e sgrilletate, leccate di fica di Lori Wagner e Anneka Di Lorenzo quindi, forse uno dei pochi e maggiori motivi di interesse del ''porno-kolossal") è il modo in cui sangue e orge, combinati con scherzi, lazzi, frizzi, giuochi delfici e populismo venivano usati nella tetra lotta di potere di un folle autocrate con le élite del Senato. Il film non esplora nulla di tutto ciò. Sono solo tre ore di disturbatissime, capricciosissime crudeltà e poco interessanti dissolutezze
Non meriterebbe la sufficienza se non per la cura formale e l'alto artigianato romano dei molti tecnici e maestranze coinvolte, se siete appassionati di storia del cinema, è qualcosa che vorrete comunque vedere, ma quasi brutto come guardare l'"Alexander" di Oliver Stone. Quasi, non voglio esagerare E il butterato, pustoloso Imperatore Tiberio malato impersonato da Peter O'Toole, è fantastico da vedere fra fave erette e belle fighe pelose che chiavano in ogni posizione e sullo sfondo, intorno a lui in ogni scena, come servizio fotografico di allora de Le Ore. Una giovane Helen Mirren praticamente sempre nuda come allora era così spesso nel cinema, è fantastica e ti fa a ogni sua apparizione diventare il manico duro come la maniglia del box doccia, quindi, oltre ciò al massimo una stiracchiata sufficienza anche ora dopo altri 25 anni, per questo immodificabile '"kolossal'', pornofilmaccio ma "d'autore".
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