Espandi menu
cerca
The Running Man

Regia di Edgar Wright vedi scheda film

Recensioni

L'autore

kfactor

kfactor

Iscritto dal 26 gennaio 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 3
  • Post 4
  • Recensioni 28
  • Playlist 3
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su The Running Man

di kfactor
7 stelle

L'attualità nascosta dietro ad un action ben realizzato e senza sosta

Quello descritto in “The Running Man”, ultima pellicola di Edgar Wright, e ancor prima nell’omonimo action movie muscolare degli anni 80/90, da noi rititolato “L’implacabile”, nonché, come origine di entrambi, nel libro di Stephen King, ops, di Richard Bachman, dell’82, è quello che si dice un mondo distopico. Ovvero un mondo futuro ma con derive negative, in cui la vita non è affatto quella meraviglia tecnologica che utopicamente si sogna pensando, per l’appunto, al futuro, ma, al contrario, un ambiente tossico socialmente e dalle grandi disparità economiche. Tuttavia, nel momento in cui negli Stati Uniti si sta delineando un taglio ai contributi sanitari destinati alle classi più povere, in cui in tutta Europa gli accordi sul green deal vengono ignorati e in cui le immagini provenienti dai più terribili scenari di guerra sono presentate come atti di giustificata difesa, si può ancora parlare di “futuro”?

Guardando l’adrenalinica pellicola con protagonista Glen Powell (ormai decisamente sulla cresta dell’onda della sua carriera), la sensazione che si prova è decisamente lontana da quella vissuta vedendo, sul finire degli anni 80 il kitchissimo film con Arnold Schwarzenegger o perdendosi fra le pagine del romanzo di King. Perché la realtà è ormai quasi sovrapponibile alla finzione cinematografica. Questo fa si che l’immedesimazione dello spettatore con il protagonista, al di là delle evoluzioni dinamiche, sia maggiore. L’empatia per un uomo che rischia il tutto per tutto perché non riesce a procurarsi un farmaco per curare la polmonite di sua figlia, non è più una realtà distante da quella di molti operai americani che si vedono tagliare i fondi sanitari o perdono il lavoro per una recessione inarrestabile. Il messaggio del film, quindi, assume una catarsi contemporanea, che sovrasta in importanza la spettacolarità di molte scene e che lo colloca oltre la linea del semplice action movie. Edgar Wright segue per gran parte del minutaggio la storia originale, molto di più di quello che faceva il film dell’87, a cui, però, rende dei simpatici omaggi. Ricolloca la storia attraverso tutti gli Stati Uniti, non solo all’interno di una non ben chiara zona dismessa di Los Angeles, e recupera quel senso di fuga più vasto (e che tocca situazioni sempre più simili in posti diversi) che si respirava nelle pagine del romanzo. Non segue però il finale della versione cartacea di Ben Richards, ma anche questa scelta ha ragion d’essere perché vuole rimarcare un ruolo simbolico che il personaggio acquista e che viene sottolineato durante la sua fuga. Il film (s)corre veloce in mezzo alle sue oltre 2 ore e lo fa grazie ad una regia dinamica, un ottimo montaggio ed una azzeccatissima colonna sonora. Oltre al già citato Powell, tutti gli attori fanno il loro, dal diabolico Brolin al cameo di William H. Macy, ma su tutti io ho adorato Michael Cera: il suo ribelle e folle ragazzo del Maine è spassosissimo.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati