Regia di Celine Song vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: MATERIAL LOVE
Quante persone, dopo aver visto il Trailer, sono entrate in sala pensando di vedere una Rom-Com in stile Hitch e che fin dal titolo rimanda alla canzone di Madonna come una Pretty Woman qualsiasi e invece si sono trovate davanti a una comedy cinica e diretta come la sua regista Celine Song (la stessa che con la sua opera prima Past Lives ci aveva portato dentro ad uno strano triangolo più culturale che sentimentale) e rispecchia in pieno il titolo originale del film ossia “Materialists”?
Credo che siano in molti ad essere caduti nel trabocchetto congegnato da Celine Song che ha voluto in realtà raccontarci cosa spinge una coppia a volersi sposare in una New York fagocitata dal guadagno a tutti i costi e dal prevalere dell’apparenza sulla sostanza.
Una vera critica al vetriolo nei confronti del neocapitalismo che la regista, newyorkese d’adozione, respira e subisce ogni giorno.
Protagonista del film è Lucy, un’altissima e glaciale Dakota Johnson, che in un’epoca dove i sentimenti si cercano su Tinder lavora come matchmaker (lavoro fatto realmente da Celine Song e che ha ispirato e non poco la sua opera seconda) presso un’azienda che mette a disposizione i propri servigi a facoltosi single newyorkesi che cercano l’anima gemella da sposare in base a parametri ben precisi: guadagno annuo, posizione sociale, orientamento politico, età e altezza. Colpo di fulmine, simpatia e piccoli difetti non sono contemplati. Bastano i primi 10 minuti per capire l’inferno anaffettivo in cui ci troviamo con un cliente che si lamenta al telefono dei chili di troppo della single conosciuta con una frase raggelante (una così nelle App la swipo a sinistra) e una persona di 39 anni o 48 anni sono a tutti gli effetti un quarantenne o un cinquantenne.
Lucy lavora in una New York talmente ambiziosa abitata da facoltosi signori che per 200000$ si fanno frantumare le ossa pur di guadagnare quei 15cm di altezza che ti permettono di dominare dall’alto dei 185cm.
E proprio in quel flebile equilibrio sentimentale la nostra protagonista si trova durante il matrimonio di una sua cliente nel bel centro di un triangolo amoroso e capire da quale parte stare perché i suoi 80000$ annui non le permettono comunque di essere in una posizione dominante di scelta. Così da una parte c’è l’affascinante fratello dello sposo, talmente perfetto da essere chiamato “Uomo Unicorno” per quanto sia raro trovare e d’altra un ex che continua a fare il cameriere per sbarcare il lunario e alla veneranda età di 37 anni spera ancora di sfondare come attore OFF che porta in scena i testi di Celine Song (bellissima autocitazione) ma sul conto ha solo 2000$, guida sempre la sua macchina scarcassata e condivide l’appartamento con altri pseudo falliti come lui.
Sarà una violenza sessuale subita da una sua cliente a mettere in discussione il tutto. In una realtà fatta solo di numeri e apparenze non è riuscita a capire che l’uomo è fatto di istinti primordiali e che le donne hanno anche un’anima che si nasconde dietro il proprio arrivismo.
E soprattutto si rimette in discussione lei che cerca di capire cosa si nasconde dietro l’uomo ideale che ha il volto di Pedro Pascal (ormai il Favino del cinema americano) o se dietro la povertà del bel Chris Evans c’è la ricchezza interiore di chi sa cos’è l’amore e soprattutto lo riesce a dimostrare.
Celine Song si rivela una penna arguta e tagliente che spiazza uno spettatore sognante catapultandolo nella dura realtà del portafoglio davanti al cuore della città di Wall Strett.
Voto 6,5 che comunque tende al 7 nonostante un finale che lascia a diverse interpretazioni.
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