Regia di Danny Philippou, Michael Philippou vedi scheda film
Negli ultimi tempi pochi horror colpiscono davvero: questo resta addosso, tra dolore, perdita e ossessione, con attori che fanno vibrare e un Oliver memorabile.
Bring Her Back - Torna da me (2025): locandina
Dopo il sorprendente Talk to Me (2022), i fratelli Danny e Michael Philippou tornano con Bring Her Back – Torna da me (2025), portando il loro cinema horror a un livello più maturo e intenso. Il film esplora dolore, perdita e ossessione, costruendo un’atmosfera opprimente che avvolge lo spettatore dall’inizio alla fine. Ogni scelta stilistica fa percepire il peso dei conflitti interiori dei personaggi, creando un’esperienza che resta addosso.
Andy (Billy Barratt) e la sorellastra Piper (Sora Wong), ipovedente, vengono affidati a Laura (Sally Hawkins) dopo la morte del padre, un uomo violento che trascurava Andy riservando attenzioni quasi esclusivamente alla figlia. Laura ha perso la propria figlia Cathy (Mischa Heywood), anch’essa ipovedente, e vive con Oliver (Jonah Wren Phillips), un bambino che appare segnato dalla perdita dei genitori ma che subito mostra un lato inquietante. In questa convivenza forzata, dolore e mistero si intrecciano, generando un’atmosfera soffocante.

Danny e Michael Philippou usano la macchina da presa come un’estensione dello sguardo dei personaggi. Movimenti lenti e misurati seguono i protagonisti attraverso corridoi stretti e spazi domestici, dove ogni dettaglio – uno sguardo, un oggetto fuori posto – crea inquietudine. Le ambientazioni e i filmati su VHS aumentano la suspense e il senso di minaccia. Il montaggio alterna silenzi a sequenze più rapide, mantenendo un ritmo costante. Con questo lavoro, i Philippou consolidano la loro crescita nell’horror contemporaneo, trasformando ogni scelta visiva e sonora in uno strumento di tensione.
Firmata da Danny Philippou e Bill Hinzman, la sceneggiatura costruisce tensione mescolando dinamiche familiari e mistero. I dialoghi sono calibrati, mai superflui, e delineano i personaggi mostrando i loro traumi senza spiegazioni didascaliche. La storia di Andy e Piper si sviluppa gradualmente, alternando momenti di quotidianità a episodi inquietanti, mentre Oliver emerge senza rivelare subito la sua complessità. Il ritmo alterna quiete e tensione crescente, facendo percepire le dinamiche emotive che guidano le azioni dei personaggi.

Sally Hawkins trasmette tutto il dolore di Laura con naturalezza. Billy Barratt rende Andy fragile e segnato, Sora Wong dà vita a Piper con delicatezza ma anche con forza sorprendente. Jonah Wren Phillips, che interpreta Oliver, cattura subito l’attenzione: inquietante e ambiguo, riesce a trasmettere tensione e disagio senza mai risultare artificiale. L’alchimia tra gli attori rende ogni scena condivisa tra i personaggi carica di intensità e inquietudine.

Una madre distrutta dalla perdita della figlia, incapace di accettarla e pronta a tutto pur di riabbracciarla, anche a costo di sconvolgere la vita di due ragazzi già segnati. La tensione emotiva resta costante, fragile e intensa, lasciando emergere rabbia, dolore e ossessione con naturalezza. E Oliver: Jonah Wren Phillips imprime alla scena una presenza inquietante e ambigua, capace di trasmettere disagio senza mai forzare. Un film che scuote, coinvolge e resta addosso, confermando la maturità dei Philippou nel padroneggiare suspense e impatto emotivo.
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