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La mia legge

Regia di Jean Chapot vedi scheda film

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claudio1959

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La mia legge

di claudio1959
7 stelle

Ottimo polar che abilmente miscela le atmosfere classiche dei drammi francesi allo stampo thriller/poliziesco.Affascinante l'ambientazione gelida nella campagna borgognese, con la neve che copre non solo il paesaggio, ma anche metaforicamente i misteri della famiglia di Rose Cateux.

Dany Jacquet

La mia legge (1973): Dany Jacquet

Simone Signoret

La mia legge (1973): Simone Signoret

Alain Delon, Simone Signoret

La mia legge (1973): Alain Delon, Simone Signoret

Bernard Le Coq, Simone Signoret

La mia legge (1973): Bernard Le Coq, Simone Signoret

Simone Signoret, Miou-Miou

La mia legge (1973): Simone Signoret, Miou-Miou

Alain Delon

La mia legge (1973): Alain Delon

La mia legge Francia/Italia 1973 la trama: Dopo il ritrovamento del corpo terribilmente martoriato di una giovane ragazza una indossatrice parigina, il giudice istruttore Pierre Larchais giunge in campagna da Parigi e avvia le indagini. Nel suo mirino entrano da subito mamma Rose e i suoi figli Paul e Louis, proprietari di una fattoria nei dintorni. La recensione: La mia legge (Les granges brûlées) è un film diretto da Jean Chapot. Soggetto di Franz-André Burguet, Jean Chapot Sceneggiatura di Jean Chapot Sébastien Roulet Prodotto da Ralph Baum Produttore esecutivo Jean-Michel Jarre Casa di produzione Lira Films, Oceania Produzioni Internazionali Cinematografiche Distribuito in Italia da San Paolo Film Fotografia di Sacha Vierny Montaggio di Hélène Plemiannikov Musiche di Jean-Michel Jarre. Il film è stato girato nel dipartimento di Doubs, tra Pontarlier e La Chaux. La mia legge veramente UN GRAN BEL FILM, il regista Jean Chapot a me sconosciuto ha diretto in modo mirabile, sembra il tocco cinico di Claude Chabrol. Descrive una società ambigua, dove le dinamiche familiari sono circoscritte e “protette”, anche dagli abitanti della comunità montana. Un film che non è solo un giallo o un semplice thriller, ma è un pretesto per indagare lo spaccato di una società chiusa in se stessa, l’anatomia del male insito nel bene, nel paravento delle convenzioni e dell’immagine costruita in modo distorto. Eccezionali i due protagonisti contendenti la matriarca Simone Signoret e il giudice istruttore Alain Delon, che si scontrano in un duello fatto di sguardi, di azioni tendenti a scoprire la verità dietro una morte violenta. I due attori mi erano piaciuti anche in L'evaso (La veuve Couderc), regia di Pierre Granier-Deferre (1971),insieme hanno chimica e si integrano alla perfezione. Una storia inoltre che sembra uscita da un racconto di George Simenon, perché non privilegia l’intreccio giallo, ma le varie psicologie dei vari personaggi, in una famiglia con molti scheletri nell’armadio e convenzioni da difendere. Il ritmo è fintamente lento, nella realtà molto scorrevole. Il finale rimane enigmatico e si presta a diverse chiavi di lettura, sarà lo spettatore a scegliere e decidere nella sua mente l’epilogo che più gli aggrada. Mi ha fatto molto piacere rivedere la magnifica Miou Miou, molto attiva negli anni settanta, nel ruolo piccolo, ma decisivo di Monique cameriera e moglie di uno dei figli di Simone Signoret/Rose. Interpreti e personaggi Alain Delon: giudice Pierre Larcher Simone Signoret: Rose Paul Crauchet: Pierre Bernard Le Coq: Paul Christian Barbier: capitano di gendarmeria Pierre Rousseau: Louis Miou-Miou: Monique Jean Bouise: giornalista Catherine Allégret: Françoise Fernand Ledoux: procuratore capo Renato Salvatori: albergatore Armand Abplanalp: ufficiale di polizia

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