Regia di Emilie Blichfeldt vedi scheda film
Emilie Blichfeldt firma con The Ugly Stepsister una rilettura cupa e inquietante della classica fiaba di Cenerentola, ribaltando le prospettive e ponendo al centro della narrazione la figura dell'odiata sorellastra. Attraverso una potente combinazione di body horror e critica sociale, il film trasforma il mondo delle favole in un incubo gotico e spietato.
La protagonista, Elvira (interpretata magistralmente da Lea Myren), si muove in un universo dominato dall'ossessione per la bellezza e dall'inarrestabile necessità di essere desiderata. Mentre cerca di conquistare l'attenzione del principe, è costretta a confrontarsi con l'incantevole e inarrivabile Agnes (Thea Sofie Loch Næss), incarnazione di una perfezione inaccessibile. Il film esplora il concetto di "beauty horror", mostrando la crudeltà e il dolore fisico che accompagnano la ricerca dell'ideale estetico imposto dalla società.
La regia di Blichfeldt si ispira al cinema fiabesco dell'Europa dell'Est degli anni '60 e '70, ricreando un'atmosfera sospesa tra sogno e realtà, arricchita da scenografie dettagliate e costumi studiati con maniacale attenzione. Le location polacche, tra cui il Castello di Go?uchów e il monastero cistercense di Lubi??, donano alla pellicola un'aura di decadente magnificenza, enfatizzando il contrasto tra la sontuosità della corte e il tormento interiore della protagonista.
Dal punto di vista tecnico, la fotografia di Marcel Zyskind riesce a restituire la grana e la sensazione tattile del cinema in pellicola, nonostante l'uso del digitale, grazie a filtri, lenti sporche e un sapiente uso della luce naturale. Il comparto sonoro gioca un ruolo fondamentale nella costruzione dell'atmosfera: la colonna sonora, firmata da Kaada e arricchita dalle composizioni della cantante norvegese Vilde Tuv, aggiunge un tocco moderno e ironico alla narrazione, bilanciando la componente horror con una vena malinconica e riflessiva.
Il film si distingue per la sua capacità di destrutturare gli archetipi fiabeschi, restituendo profondità e umanità ai personaggi solitamente relegati ai ruoli di antagonisti. Non si tratta di una semplice inversione di ruoli tra buoni e cattivi, ma di una riflessione più ampia sulla pressione sociale, sulla competizione femminile imposta dalle convenzioni e sulla tirannia della bellezza.
Lea Myren offre un'interpretazione straordinaria, incarnando una protagonista complessa e sfaccettata, capace di trasmettere con intensità il dolore fisico ed emotivo di Elvira. Il suo viaggio, tra speranze infrante e trasformazioni inquietanti, ricorda il cinema di David Cronenberg, dove il corpo diventa campo di battaglia per le tensioni psicologiche e culturali.
The Ugly Stepsister non è una fiaba per bambini, ma una storia spietata e disturbante che obbliga lo spettatore a interrogarsi sul valore che attribuiamo all'estetica e sulle implicazioni di un sistema che premia solo chi corrisponde a un ideale impossibile. Un'opera potente, visivamente affascinante e concettualmente provocatoria, che segna un debutto di grande impatto per Emilie Blichfeldt nel panorama del cinema internazionale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta