Regia di Alissa Jung vedi scheda film
Una costruzione di rapporti, intese, intrecci e magagne in pochi giorni, ma intensi.
PATERNAL LEAVE.
Un “congedo paterno” quanto può influenzare la vita di una figlia e quello di un padre? Specialmente quando uno dei due non sapeva della sua esistenza mentre l’altro presumibilmente sì? E come? Le risposte stanno tutte in questa commedia sentimentale/drammatica di Alissa Jung alla sua opera prima che dirige suo marito Luca Marinelli e la giovanissima Juli Grabenhenrich.
Leo, una 17 enne tedesca, all’insaputa della madre parte in treno dalla Germania per il mare d’inverno nell’Alta Romagna alla ricerca del suo padre biologico del quale ha avuto conferma della sua esistenza solo da pochi giorni. Una volta arrivata in una stazione balneare incontra Paolo, appunto suo padre, lo mette al corrente della situazione e di fronte a ciò, sia lui che lei, trascorreranno tre giorni a elaborare i propri trascorsi e i propri futuri tra scelte, rapporti, responsabilità e riconciliazioni.
Una regia pressoché pulita e invisibile, fatta di lunghi primi piani, inquadrature fisse, tanta atmosfera e silenzi, rotti solo dai rumori della spiaggia, dei fenicotteri, dei dialoghi, dei motori e della musica. Un andamento lento che non perde mai di ritmo grazie a tante piccole cose significative che accadono. Ma soprattutto molto concentrata sui personaggi che se ne contano al limite sulle dita di una mano. In particolar modo su Leo e Paolo che sono nell’ordine figlia illegittima e padre fuggiasco dove lei cerca di saperne di più e del perché dell’abbandono mentre lui cerca comprensione sull’errore commesso vent’anni prima, ma che nel tempo ha messo più o meno le rotelle a posto con una compagna e una figlia piccola (alle quali non vuole far sapere di Leo), il tutto tra una prova di surf, delle passeggiate e degli spuntini. Insomma trascorrendo del tempo insieme. Nel frattempo che Paolo sta’ con le sue donne, Leo socializza col fattorino Edoardo col quale instaura un rapporto di amicizia e complicità che quasi potrebbe sfiorare nella relazione seria. Quando però si intrecceranno le vicende di Leo e la famiglia di Paolo si paleseranno confronti verbali, leggeri e curiosi sospetti, segreti presumibilmente svelati, discussioni accese e prese di coscienza molto più profonde di quanto sperate, sia da Paolo che da Leo. Ottime le prove attoriali di Marinelli e della Grabenhenrich tra chimica e intese sul set.
A parte un paio di sbavature nella sceneggiatura che tornano poco e una telefonata alla madre tedesca che è leggermente forzata il resto risulta molto bilanciato, non si sfocia mai nella retorica, i buonismi sono belli risparmiati e le smielature vengono ben sostituite da affetti concreti e costruiti.
Ecco, il film è una costruzione di rapporti familiari sinceri, sebbene con un ampio divario di 17 anni concluso in soli tre giorni.
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