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Bugonia

Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film

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La recensione su Bugonia

di chinaski
7 stelle

Complotti cosmici che attraversano le menti rallentate e ossessionate di due anime  deboli e ferite, deliri alieni, castrazioni chimiche e teste rasate in uno psicodramma claustrofobico, segnato da atti di violenza e schizzi di sangue, nel tentativo di resistenza umana al predominio delle multinazionali, terrestri quanto forse provenienti da altri mondi. Lanthimos costruisce sottotesti critici sull’abbrutimento etico della nostra società, organizzando metafore come alveari nei quali inserire i segmenti narrativi di una storia che oscilla fra verità&menzogna, dominio&sottomissione, nell’attesa che i ruoli si ribaltino e le prospettive di interpretazione si invertano. L’intelligenza e l’istinto femminile sono comunque superiori ai meccanismi razionali maschili, un universo altro che finisce per travolgere le poche certezze rimaste. Ecco dunque il mistero. Poi traumi viscerali dell’infanzia e possibili abusi, l’agonia emotiva creata dal legame con una madre (volante&volatile) sottoposta ad esperimenti clinici segreti, le allucinazioni di una cura non pervenuta, mentre le paranoie della stanza degli echi prendono il sopravvento, rielaborando ipotesi grottesche nella parvenza di una stravagante teoria di invasione e controllo; non basteranno le torture, gli esperimenti maniacali, le fobie di un cospiratore a darci una chiave di lettura univoca, il mondo è nelle mani di chi sa sfruttarlo e ha imparato a passarla liscia, il paradigma uomo è totalmente fallito, l’estinzione sembra l’unica soluzione possibile. Tentiamo di accostarci senza sentirci a disagio a questa dimensione filmica che sfiora il dolore e l’abisso di chi sembra aver perduto tutto, dignità e diritto alla gioia e poi si traveste con le proprie stravaganze per imporci una deviazione che sfocia in una commedia da psicosi palliativa, è attraverso il delirio che si cerca di lenire le cause di un male così endemico da coincidere con la stessa natura di quello che siamo, in bilico sulla condanna di vederci solo come scimmie ammaestrate o api sfruttate senza più nessuna possibilità di evoluzione. E allora si accolgano con un sospiro di sollievo le immagini finali, non c’è nessun pessimismo in esse, solo la liberazione che veramente dovremmo attendere, affinché la Terra (ormai schiacciata e piatta) ritrovi il suo sferico equilibrio.

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