Regia di Alex Garland, Ray Mendoza vedi scheda film
Alex Garland, nato sceneggiatore e successivamente divenuto regista, dopo il bellissimo Civil War del 2024, torna a lavorare sul cinema bellico con Warfare - Tempo di guerra.
Warfare - Tempo di guerra (2025): locandina
Per questo lavoro Garland si è avvalso della collaborazione, sia in fase di sceneggiatura che di riprese, del Navy SEAL Ray Mendoza. Le vicende qui narrate sono, infatti, basate sui reali eventi vissuti da Mendoza e dalla sua squadra nell'Iraq del 2006, quando i soldati statunitensi occuparono un'abitazione privata per scopi militari per poi ritrovarsi circondati da una moltitudine di ostili armati.
Il film è stato pubblicizzato come un'esperienza immersiva della realtà della guerra. Ed effettivamente, lo è. Warfare è una perfetta rappresentazione di cosa sia la guerra moderna, con tutte le caratteristiche che ben la definiscono. Ampio uso di tecnologia, uomini in tuta mimetica che comunicano in codice (soprattutto via radio), armamentario letale fatto di mitra, esplosivi, fucili di precisione, supporto via terra e aereo e, soprattutto, la difficoltà di riconoscere il nemico, mimetizzato com'è tra i civili del paese che si sta invadendo. Warfare è tutto questo. È un film fatto di lunghe attese prima dello scatenarsi del peggio, non c'è colonna sonora, non vi sono personaggi chiaramente riconoscibili, non c'è un vero climax né un obiettivo preciso e tantomeno atti di eroismo. Per tutto il tempo a malapena capiamo perché quei soldati stiano lì, fatichiamo a vedere chiaramente gli iracheni e nessuno esprime pareri sulla guerra. Quando poi si scatena lo scontro a fuoco è tutto uno scambio assordante di proiettili, comandi urlati a squarciagola, devastazioni a tutto spiano, esplosioni, tanto sangue e grida di dolore di chi è rimasto ferito.
Da questo punto di vista, il film di Garland / Mendoza ha centrato il suo obiettivo. La guerra è ciò che stiamo vedendo. Si fa quasi fatica a considerare Warfare un film di finzione, perché è prepotentemente anti-narrativo, come un film delle origini, muto e in bianco e nero. Non ci sono eroi, non c'è una vera e propria spettacolarizzazione del dramma, non ci sono buoni e non ci sono cattivi. Qui non si fa filosofia, qui si vede la spietata lotta armata. Questa sorta di (video)rievocazione storica è resa benissimo. Realistica, cruda e convincente in tutto ciò che raffigura, dall'equipaggiamento tattico ai dialoghi serrati, dalla rappresentazione delle ferite alla scenografia medio-orientale fino al (molto) curato comparto sonoro, che riproduce fedelmente il frastuono della battaglia. Garland non è interessato a spiegarci come nascono le guerre, chi ha ragione e chi ha torto, quale sia la visione dell'autore sulla violenza umana. Si limita, invece, a raccontare nel modo più fedele un vero episodio bellico, come a dirci "la guerra è questa cosa qui, è così che funziona".
Il risultato di questo? Un film unico nel suo genere e studiato nei dettagli, uno sfoggio di maestria tecnica al servizio del reale ma, al contempo, un'opera fredda e impersonale, priva di un vero messaggio. Warfare tratta la guerra come un dato di fatto, come un qualcosa che esiste e deve essere mostrato, rifiutandosi di rifletterci sopra. Così facendo, il film impressiona per la sua brutale estetica ma non scalda il cuore con la narrazione e non solletica le idee per la sua mancanza di sottotesto. Probabilmente il film arriva nel momento sbagliato. In quest'epoca sconvolta da aggressioni armate c'è proprio bisogno di fermarsi a riflettere su come si sia giunti a tanto e su quali soluzioni debbano essere adottate. Warfare, con il suo atteggiamento quasi documentaristico, non aiuta da questo punto di vista. Anche se il film stupisce visivamente, non è capace di parlare all'animo di chi guarda. Guardare, invero, è il piacere del film, non pensare. Ma, alla fine, tali intenzioni erano dichiarate e l'esperimento di Garland e Mendoza ha avuto successo. Preso per quello che è, Warfare è certamente un bel film, non quello di cui avremmo bisogno oggi, non quello che, personalmente, avrei voluto ma un bel film.
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