Regia di Dan Trachtenberg vedi scheda film
Cattive terre, buoni sentimenti, creature micidiali.
PREDATOR: BADLANDS.
Settimo lungometraggio dedicato allo Yautja più famoso al mondo (esclusi gli Alien vs Predator) e il terzo diretto da Dan Trachtenberg dopo Prey e Predator: Killer of killers. Fortunatamente questo ha visto la sala così da poterne fruire meglio di una bellezza visiva davvero niente male.
Predator: Badlands (2025): scena
Il giovane Predator Dek si allena col fratello Kwei sul pianeta Yautja Prime per diventare più forte agli occhi del padre Njohrr. Essendo per natura orgogliosamente spartani e contro ogni forma di debolezza emotiva e fisica, Dek viene considerato tale dal padre. Nonostante Dek voglia dimostrarsi valoroso uccidendo il temibile Kalisk del pianeta Genna, Njohrr costringe il fratello ad ucciderlo. Kwei si rifiuta e spedisce Dek con la navicella sul pianeta Genna e incontro a morte certa. Dek si avventurerà per le foreste selvagge piene di insidie animali e vegetali e troverà degli alleti/strumenti verso l’androide sintetica Thia tagliata a metà della Weyland-Yutani e all’essere scimmiesco Bud. Oltre che al gigantesco Kalisk si imbatteranno in una squadra di sintetici pronti a catturare diverse forme di vita andando contro di loro e al loro essere una squadra.
Predator: Badlands (2025): Elle Fanning
Per la terza volta Trachtenberg si dimostra all’altezza del compito dirigendo il tutto con buona mano. Da ottime e chiare scene d’azione, piani sequenza, notevoli primi piani e ottimi rallenty che non sprecano l’epicità tra esecuzioni e azioni. Una buona fotografia che varia dai due pianeti ed esalta la natura con i verdi blu e il rosso fiammante della spada rovente. Ottimi gli effetti speciali analogici con i trucchi prostetici delle creature e dei sintetici e ovviamente con la CGI quasi sempre invisibile. Delle musiche e un montaggio sempre sul pezzo. Una buona prova attoriale di Elle Fanning come androide, posata e carismatica il giusto senza buttarla di fuori e un Dimitrius Schuster-Koloamatangi sotto il costume di un Predator giovane e novizio e con una personalità più insolitamente squadrettata rispetto al passato.
Predator: Badlands (2025): scena
Non c’è ombra di dubbio che ci sia molta freschezza nella storia a cominciare dal fatto che si sta’ completamente su altri pianeti e vengono eliminati gli umani e sostituiti con sintetici e IA. Per la prima volta il Predator è il protagonista, sempre bestiale, orgoglioso ed attaccabrighe, ma con un animo più riflessivo e da reietto e lo si vede molto di più interagire con altrettanti reietti in quanto anche Thia è sì un sintetico con una missione, ma è più legata ai sentimenti che sceglie di abbracciare per comprendere altre forme di vita ed essere un’altra volta più umana. Il concetto familiarista non è per nulla retorico ed invasivo, non è basato sui legami di sangue, ma soltanto con alleanze ed amicizie ben narrate nella giusta sottigliezza che nell’insieme acquisisce spessore. Ci sono sì creature dallo sguardo “puccioso”, ma quello che fanno li smentiscono completamente.
Predator: Badlands (2025): scena
I cattivi sono i cosiddetti vecchi stilemi legati ai precedenti Predator ed Alien (la Weyland-Yutani Corporation è chiaramente di quell’universo): Yautja sanguinari, spartani e categorici e sintetici protocollari, freddi e machiavellici che vengono però messi in discussione e ribaltati con le figure di Dek e Thia. Rimane comunque la violenza, un paio di sequenze dalla giusta cattiveria, i pianeti riescono a mostrare ostilità praticamente ovunque e la tanta agognata edulcorazione qui è in realtà inserita il minimo e senza snaturare praticamente nulla, senza contare alcune battute per smorzare la tensione davvero divertenti. Infine il cosiddetto scontro finale, dove da un po’ di anni soffriva di forzature e scelte affrettate, qui risulta finalmente decente e risolutorio. Il tutto per concludersi con un’apertura per il prossimo film.
Predator: Badlands (2025): scena
I difetti riscontrati sono in alcune soluzioni narrative a volte precipitose come all’inizio col padre di Dek, altre non proprio del tutto chiare come nello scontro col mostruoso Kalisk e alcuni tocchi ironici si potevano anche risparmiare. Di base si rimane alla vecchia struttura del franchise, anche se la famosa alienazione che si provava nel vedere il comportamento del Predator qui è quasi del tutto sparita e diventata più familiare al pensiero di noi terrestri e, anche se relativamente, il voler unire l’universo di Alien con Predator rischierebbe di portare squilibrio in futuro.
Ma per ora direi che hanno unito il tutto senza sminchiare nulla.
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