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The Smashing Machine

Regia di Benny Safdie vedi scheda film

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La recensione su The Smashing Machine

di alan smithee
4 stelle

 

VENEZIA 82: CONCORSO - LEONE D'ARGENTO PREMIO PER LA MIGLIOR REGIA: a Benny Safdie

Mark Kerr, pioniere delle arti marziali miste (MMA) e dell'UFC, si ritrova al culmine della sua carriera tra la metà degli anni '90 e primi anni del 2000, quando le competizioni UFC erano brutali e spietate, senza veri regolamenti e discipline. 

Mentre combatte per mantenere titoli e primato, Kerr non è esente da vivere paure profonde e provare sensi di insicurezza, dipendente come si ritrova dall'uso di oppiacei, iniziati a prendere per gestire il dolore procurato dai combattimenti, ma non meno la crescente complessità emotiva che nel suo intimo si cementava.

Nel film dinamico di Benny Safdie, agli incontri e sfide che deve affrontare il combattente, per molto tempo rimasto imbattuto, si alternano i drammatici momenti di vita che lo vedono barcamenarsi in un rapporto amoroso ed intimo con una donna troppo fragile per riuscire a reggere la condizione di pupa del campione, e quindi propensa a recriminare di essere considerata solo come un bel l'oggetto da esposizione, contribuendo a far aumentare tensione e stress nel campione.

Safdie pertanto si addentra nel caos emotivo dell'atleta, mostrando come la sua vera battaglia sia, più che la perenne sfida sul ring, quella ancor più colma di incognite che Kerr è costretto a combattere contro se stesso, contro dipendenza sempre più incontrollate e pericolose, e le pressioni, crisi familiari. Pensato, scritto, diretto con indubbia verve da Benny Safdie, che per questo è stato insignito del Leone d'argento per la migliore regia, The Smashing Machine non offre spunti originali nel racconto drammatico di vita di uno sportivo lottatore come Mark Kerr, che tuttavia Dwayne Johnson interpreta con impegno, cercando di innovarsi anche con un make-up che, almeno nel primo impatto, ce lo mostra un po' diverso dal solito eroe.

Gli tiene testa con convinzione la bella e malinconica Emily Blunt, nei panni della compagna ostinata Dawn Staples, compagna che non accetta ruoli di contorno, anche a costo di rivelarsi una minaccia per la stabilità psico-fisica del campione.

Però in tutta la vicenda si sviscerato tematiche che, pur vere e vissute, hanno già calcato palchi e sceneggiature di film molto celebri, rispetto ai quali questo The Smaching Machine non riesce assolutamente ad elevarsi.

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