Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Due sono i ragazzi, e una la ragazza che vivono in un ricco appartamento nel centro di una Parigi del maggio 1968. Vivono insieme per qualche giorno, dato che la casa di Theo e Isabelle, due dei tre, si è liberata a causa della partenza dei genitori per un viaggio di piacere, e scoprono il modo più eccentrico di vivere tra cinema e sesso, due passioni, mentre fuori imperversa la rivoluzione ideologica giovanile.
Con più e meno attenzione si è parlato con linguaggio filmico di rivoluzioni, della storia dell’uomo e delle sue conquiste, rivoluzioni che hanno segnato epoche e comportamenti umani, ciò non significa che il modo noncurante con il quale Bertolucci descrive le sue rivoluzioni sia più o meno giusto di altri modi per farlo. Bertolucci usa un filtro ben preciso in ogni sua pellicola, capace di scindere argomento da argomento trattato, il sesso è il suo mezzo per visionare il mondo e la sua reazione alle leggi che si è creato, e che ora vuole solo infrangere. È inevitabile che il sesso, come mezzo di analisi antropologica e d’ostentazione cinematografica ostacoli il comune apprezzamento del suo cinema, che rimane comunque anche per questo, costantemente sincero e seducente. Anche in “The Dreamers”, forse la sua opera migliore, campeggia su tutto questo mezzo di comunicazione, l’unico capace oggi, badate bene, a non lasciare ancora indifferenti. Il regista, come il film, è quindi volutamente furbo, sa qual è il suo fine, provocare, e mai come in questo caso l’obbiettivo è più centrato, più fedele alle proprie intenzioni anti-populistiche, qui il sesso non prolifica e non fa scalpore. Quando poi a interpretare l’infatuazione di questa grande passione corporea ci sono tre eccezionali interpreti quali Michael Pitt, Eva Green e Louis Garrel tutto appare ancora più virgineo, innovativo, dato anche il contesto che favorisce piacevolmente l’inserimento narrativo di tre giovani appassionati di ogni arte.
Presentato fuori concorso al 60° Festival di Venezia, il film di Bertolucci ha colpito non tanto per tutte le tematiche affrontate, elencate qui finora, quanto per il modo di esporle, descriverle a grandi spirali di immagini fisiche. La perfetta sceneggiatura di Gilbert Adair, autore del romanzo da cui è stato tratto il film, e l’atletico montaggio di Jacopo Quadri, favoriscono anche l’armonioso inserimento di splendide citazioni cinematografiche e musicali che si susseguono nell’intera durata del film.
In conclusione, si può ben intendere quanto “The Dreamers” sia un film di passioni, sesso, cinema, musica, interpretazioni, ma anche quanto sia un’opera che soprattutto, e prima di tutto, è grande cinema.
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