Regia di Riccardo Cremona, Matteo Keffer vedi scheda film
Per chi dovesse venire dalla montagna del sapone, sarà utile sapere che Ultima generazione è un movimento ambientalista, composto da una cinquantina di persone (o poco più) su tutto il territorio nazionale, che richiama l'attenzione sulla crisi climatica con forme di protesta che vanno dai blocchi stradali allo spargimento di vernici (lavabili, va ricordato…) su monumenti e palazzi pubblici (la fontana di Trevi, Palazzo Madama, gli Uffizi). Con encomiabile capacità di racconto e passione civile, i due registi Riccardo Cremona e Matteo Keffer entrano nel mondo di questi ragazzi (quasi tutti tra i venti e i trent'anni), fedeli al verbo di una nonviolenza di matrice gandhiana, disposti a sacrificare le proprie vite in nome di un'urgenza che non ammette differimenti.
Se il pericolo di giudicare il film polarizzandosi sulla condivisione o meno delle modalità di manifestazione del dissenso è dietro l'angolo, i due registi riescono a eludere qualsiasi trappola ideologica, mostrando le ragioni di questa meglio gioventù da ogni angolazione possibile e dando voce (quasi sempre sguaiata, intemperante, apodittica, insolente) anche alle parti avverse (i negazionisti climatici come Capezzone, Salvini e compagnia cantando), in un confronto che tocca l'apice nella discussione, tutta entro le mura domestiche, tra una di loro e il padre. Le poche immagini che intarsiano il documentario con inondazioni, trombe d'aria e siccità (guarda un po', produce Paolo Virzì…) non lasciano dubbi sulla parte presa dalla coppia di filmmaker. Certo, l'ombra del fanatismo - visibile soprattutto in quegli scorci che mettono in scena gli aspetti liturgici del gruppo - ogni tanto fa capolino. Ma, al di là del fatto che si possano condividere o meno le modalità operative di questa minoranza rumorosa, resta che i ragazzi e le ragazze di Ultima generazione - più che mai adesso che devono fare i conti con il pacchetto sicurezza del governo della ducetta Meloni - sono la speranza che la Gen Z ci offre, a fronte di una pletora di giovani cresciuti nella religione ossessiva del viaggio (preferibilmente in aereo) come strumento di emancipazione.
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