Regia di Paolo Strippoli vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: LA VALLE DEI SORRISI
Il vero punto di forza di questo bellissimo film è che nonostante le evidenti citazioni del miglior Shyamalan (Unbreakable in apertura e The Village in partitura), gli echi Kinghiani di Carrie e Il Miglio Verde e la strizzatina al folk horror di Ari Aster di Midsommar, Paolo Strippoli dirige un film con una sua personalità registica ben precisa e La Valle dei Sorrisi è la fotografia di una società che cerca a tutti i costi la felicità e il sorriso di facciata da esporre a chiunque pur di fuggire da ogni forma di dolore. Una società dove i giovani hanno difficoltà a trovare un proprio posto nel mondo e hanno una difficoltà ad amare ed accertarsi fino ad arrivare a quei gesti estremi che riempiono le pagine dei nostri giornali.
Paolo Strippoli decide di portare sullo schermo una sua sceneggiatura che vinse il Premio Solinas a conferma che La Valle dei Sorrisi è in primis un film ben scritto, un meccanismo ad orologeria che si svela poco alla volta e che non punta tanto sul facile Jump Scare ma su un Horror d’autore che ultimamente sta funzionando al cinema (vedi i successi di Weapons, I Peccatori o Bring Her Back).
Protagonista è Sergio Rossetti, ex campione di Judo che si reca in un piccolo paesino di montagna di nome Remis per una supplenza di tre mesi come insegnante di educazione fisica. La sua anima è devastata dal dolore, arriva a Remis guidando e piangendo con un urlo che nasconde quella sofferenza tipica di chi ha sensi di colpa che lo soffocano.
Questo tormento non rimane indifferente a Michela (una Romana Maggiora Vergano che sta diventando il vero futuro del cinema italiano dopo le splendide prove in C’è ancora Domani ma soprattutto nel Tempo che ci vuole), la locandiera locale che è l’unica sopravvissuta ad un incidente ferroviario che nel 2009 ha segnato il destino di tutta la popolazione. Lei prende il professore e lo mette letteralmente tra le braccia del suo allievo più enigmatico, Matteo Corbin che ha il dono di assorbire il dolore altrui e restituire serenità e felicità anche immotivata.
Tra il prof Rossetti (un Michele Riondino sempre più bravo) e l’angelo della felicità (interpretato da un perfetto Giulio Feltri) inizia un legame fortissimo tra uomo alla ricerca di un figlio che non c’è più e un ragazzo che vorrebbe più amore e meno business da suo padre che è l’unico nel paese che non lo vuole abbracciare. Fin da piccolo, come si può vedere nel terribile inizio che nasconde un oscuro presagio che esploderà nella mezzora finale e che tuttora mi ha profondamente turbato e disturbato.
La Valle dei Sorrisi è un film che al suo interno condensa tutti i malesseri di questo preciso momento storico e che la regia ma soprattutto la sceneggiatura di Strippoli, che ha scritto insieme a Jacopo Del Giudice e Milo Tissone, ci porta verso un pessimismo che non ha nessuna via d’uscita.
Dietro a questi sorrisi forzati e senza senso si nascondono tutte le nostre paure. Paolo Strippoli ci parla di quella paura di amare e soprattutto paura di gestire quella delusione d’amore che porta a quelle conseguenze estreme quali suicidi, femminicidi, bullismo senza via di ritorno. La difficoltà ad accettare la propria omosessualità, l’ossessione alla felicità estrema che diventa una droga che ti entra dentro le tue ferite e ti possiede a suo piacimento lasciandoti dei segni irreparabili.
La Valle dei Sorrisi è un film che ci conferma il talento di un giovane regista che sa benissimo quello che vuole. Un regista che dirige il suo cast magistrale (Paolo Pierobon e Roberto Citran sono due personaggi che difficilmente ci leveremo dalla testa) e che soprattutto gioca con lo spettatore che si trova costretto ad assistere alla discesa agli inferi di un intero paese per poi provare una pena e una tenerezza nei confronti di due anime segnate fin dalla nascita ad una mostruosità che sarà una condanna che neanche con la morte puoi trovare rimedio.
Film semplicemente meraviglioso
Voto 8
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