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Dangerous Animals

Regia di Sean Byrne vedi scheda film

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La recensione su Dangerous Animals

di DeathCross
8 stelle

Visto al cinema con un amico, pur non essendo privo di difetti ha soddisfatto pienamente le mie aspettative. È una sorta di "Wolf Creek" acquatico, un rovesciamento pro-squali di "Jaws" con un sottotesto genuinamente femminista. Una buona colonna sonora e un montaggio ben ritmato completano la riuscita generale di questo buon film "di genere".

Nel 2025 debutta a Cannes, nella sezione Quinzaine des cinéastes, Dangerous Animals di Sean Byrne (regista del buon The Devil's Candy), accolto generalmente bene dalla critica. Io l'ho visto al cinema con un amico.
Pur non essendo privo di difetti, come un finale forse più lungo del necessario (1-2 sequenze di fuga e ri-cattura potevano essere tolte) e qualche cliché (in alcuni dialoghi, soprattutto), il film ha soddisfatto pienamente le mie aspettative, in particolare perla rottura della narrazione (ecologicamente nociva) degli squali come mostri assassini: anzi, le immagini degli squali sono forse quelle che suscitano le emozioni più positive. È una sorta di Wolf Creek acquatico, nel senso che anche qui abbiamo come villain un uomo australiano bastardissimo, qui una sorta di variazione ancora più stronza del Quint di Jaws. A differenza del Mick Taylor interpretato da John Jarratt nei film di Greg McLean, il Bruce Tucker di Jai Courtney (al suo meglio, almeno per quel che ho finora visto io) è reso forse più inquietante dalla presenza di un codice etico e dalla sua capacità di attirare in maniera carismatica e apparentemente empatica le sue prede umane. In questo si rafforza anche il chiaro messaggio femminista: Tucker si presenta come un uomo "aperto", lanciando una sorta di rimprovero al primo maschio che parla al posto della compagna, ma poi la sua attività omicida è improntata sulla pretesa di dominio maschile (cis etero) verso i corpi femminili, con tanto di eccitazione per la loro tortura.
Zephyr, la protagonista femminile interpretata da Hassie Harrison, è un'eroina molto credibile, forte ma senza essere stereotipata (o così, almeno, a me non è parso), riesce a contrastare il suo avversario senza diventarne una semplice copia al femminile.
Una buona colonna sonora e un montaggio ben ritmato completano la riuscita generale di questo certamente non miracoloso ma, a mio avviso, decisamente buon film "di genere".

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