Regia di Mike Leigh vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: SCOMODE VERITA’
A quasi 30 anni da Segreti e Bugie, Mike Leigh torna a raccontare un gruppo di famiglia piccolo borghese dall’interno.
Lo fa attraverso un artifizio simbolico molto teatrale come il collaboratore del protagonista che arriva in bicicletta quasi silente nella vita di questo nucleo familiare e dopo 97 minuti tiratissimi di rabbia e veleno si riprende la sua bicicletta e se ne va con la speranza del famoso “Domani è un altro giorno e si vedrà”.
Scomode Verità (anche se l’originale Hard Truths è più significativo per far emergere anche la durezza dell’animo della protagonista) simboleggia fin dal titolo gli argomenti d’affrontare rispetto al film che fece conquistare la Palma d’oro al regista inglese.
Da una parte si raccontava il sommerso nascosto dietro a Segreti e Bugie, in questo caso si cerca di capire il perché di tanta e compiaciuta rabbia emersa ed esplosa che si manifesta dietro atteggiamenti e parole fin troppo espliciti.
Pancy, interpretata da una sofferentissima Marianne Jean-Baptiste, è la versione inglese del Clint Eastwood in Gran Torino.
Vive in una villettina asettica quasi sterilizzata che lei tiene pulita al limite della maniacalità. Siamo nel 2023 e il Covid ha lasciato nella vita di alcune persone delle cicatrici mentali che difficilmente si toglieranno.
Il malessere di Pancy si riversa su tutti: su se stessa con i continui mal di testa e soprattutto mal di denti simboli di nervi scoperti che producono dolori e scatti d’ira repentini. sul silente marito Curtley che assiste inerme alla tragedia interiore della moglie e trova conforto solo nelle chiacchere con quel ragazzo in biciletta che lo aiuta nel suo lavoro di idraulico, nei confronti dell’obeso figlio Moses che vive confinato nella sua cameretta a mangiare e a giocare senza una vera missione nella vita nonostante i suoi 22 anni vagabondando per Londra vessato dai bulli per la sua mole; e soprattutto nei confronti nei malcapitati che le capitano a tiro al Supermercato, nei parcheggi, negli studi medici o addirittura dal dentista.
Una rabbia e un odio che è figlia dei nostri tempi solamente che non viene riversato sopra un post sui social ma viene direttamente vomitato in faccia di chi si trova davanti in quel momento.
L’unica capace di tenerle testa è la sorella Chantelle che la invita a festeggiare da lei la Festa della Mamma e soprattutto la invita ad andare alla tomba della tanto odiata mamma morta 5 anni prima.
Mike Leigh ci sorprende nel raccontare questo dolore, non rappresentando nessun colpo di scena finale o trauma nascosto che giustifica questo comportamento scellerato.
Pancy è la figlia maggiore di una madre single e che ha mal digerito e interiorizzato le conseguenze dell’abbandono del padre.
Ma anche Chantelle lo è. Ed è forse nelle scelte e nelle reazioni di queste due donne così diverse tra loro che si manifesta tutto questo rancore.
Chantelle è felice e orgogliosa di essere madre single di due figlie che si sono anche realizzate nella vita, è felice e orgogliosa di farsi un mazzo tanto come parrucchiera ma è comunque una cosa “Sua”!!!
Pancy è delusa e irascibile di essersi sposata per non rimanere da sola con un uomo che disprezza, di essere madre di un ragazzo senza alcun scopo nella vita.
Mike Leigh non parteggia. Descrive, racconta l’infelicità con la stessa asetticità e durezza della protagonista. La vita è questa e dobbiamo fare i conti solo con noi stessi e le nostre scelte.
Fortunatamente il regista ci lascia una piccola speranza attraverso uno scambio di snack, altrimenti non avrei mai potuto sopportare l’idea di averci condiviso il dolore senza via d’uscita di una donna vittima di se stessa.
Voto 6,5
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