Regia di Joseph Kosinski vedi scheda film
Brad Pitt sornione, un sacco di immagini pazzesche e un plot prevedibile ma godibile rendono F1 più piacevole di una gara vera
Un vecchio pilota, che gira l'America sul suo furgone alla ricerca di gare automobilistiche a cui partecipare, viene ingaggiato da un ex collega, ora a capo di una scuderia di F1, per aiutarlo ad agguantare l'agoniata vittoria salva stagione e per addestrare un giovane talento. Non serve altro per descrivere la trama della nuova pellicola di Joseph Kosinski, che ripete l'operazione precedente fatta con Top Gun: Maverick, modificando l'attore principale e l'ambientazione, ovvero quella di puntare tutto (o quasi) sulle immagini adrenaliniche e sul montaggio. E sapete una cosa? Centra ancora una volta il bersaglio. Il film scorre, manco a dirlo, veloce. I sensi dello spettatore sono talmente pieni di virtuosismi visivi e sonori, che il flusso narrativo non necessita di molte altre svolte a quelle poche righe scritte prima. Brad Pitt è in forma smagliante e il personaggio del cowboy saccente dal doloroso passato, che con il suo cavallo gira il paese alla ricerca di un'adrenalina sempre nuova gli si cala a meraviglia. Certo, gli echi e gli "spunti" presi da film precedenti, soprattutto un "Driven" di Stalloniana memoria, sono evidenti anche in mezzo a tutto quel caos ("piano C"), ma poco importa. Queste pellicole, F1 o Top Gun: Maverick, continuano a sottolineare una fattore fondamentale: il cinema non può morire nel salotto di casa, castrato da un non luogo, ma deve essere visto nella sua miglior forma, in una sala cinematografica. Libero di mostrare tutta la sua forza. O la sua velocità, come una formula uno che sfreccia verso il traguardo.
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