Regia di Joseph Kosinski vedi scheda film
A corto di vittorie e indebitato, il general manager di una compagnia automobilistica (Bardem) richiama in servizio Sonny Hayes (Pitt), vecchia gloria sessantenne della Formula 1. Il suo compito: guidare il talento ribelle Joshua Pearce (Idris) verso la vittoria.
Joseph Kosinski ci aveva abituato a massicce dosi di adrenalina con film come Fire Squad e Top Gun: Maverick. Anche qui conferma la sua attitudine, con un film che punta (quasi) tutto sulle strabilianti riprese delle competizioni sulle piste di mezzo mondo, rese ancora più verosimili dai tanti piloti che hanno prestato volti e corpi al film (Alonso, de Vries, Hamilton, Verstappen, solo per citarne alcuni), con auto trasformate in feticci hi-tech tappezzati di loghi, un'estetica che ricorda tanto i videogame quanto il western. Le due ore e mezzo di film se ne vanno soprattutto offrendo agli spettatori il ruggito dei motori, le sgommate, gli incidenti e tutto l'apparato tecnico-ingegneristico che, per gli appassionati di questo sport, deve essere una vera goduria. Il resto è la solita solfa da spirito americano: l'intelligenza e l'esperienza che vincono sul talento, le quote rosa rispettate pienamente (l'ingegnere-capo della casa automobilistica è donna, ma non resiste al fascino di Pitt), gli afroamericani hanno la loro equa rappresentanza. E così il manifesto della cultura woke è servito.
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