Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film
"Giovani madri" è l'ultima tappa di un percorso autoriale fra i più rigorosi del cinema contemporaneo, quello di Luc e Jean-Pierre Dardenne, i due fratelli registi del Belgio che continuano ad affrontare tematiche sociali, a parlare dei problemi delle classi più svantaggiate, a mostrare le contraddizioni di una società sempre più disumana.
"Jeunes meres" è il loro primo film corale, un affresco dolceamaro delle difficoltà di cinque ragazze madri ospitate in una casa famiglia, da chi decide di dare la propria figlia in affido ma si ritrova contro una madre caparbia e sofferente, a chi deve superare la dipendenza dalla droga per poter formare una famiglia con un fidanzato comprensivo, a chi viene malamente scaricata di fronte alla prospettiva di una famiglia e decide di non riuscire ad affrontare la maternità da sola. Il film è costruito sull'onestà dello sguardo registico dei due autori, che è lo stesso di tutti i film precedenti, con la consueta attenzione a sfondi urbani di povertà, a storie raccontate con apparente distacco e cadenze narrative che si avvicinano al documentario, ma dove trionfa come sempre un umanesimo che genera empatia nello spettatore e che sa evitare le trappole di un facile patetismo e miserabilismo.
Non ha senso accusare i due fratelli di ripetizione, poiché il film ripropone in maniera intelligente il loro mondo poetico, la loro cifra stilistica all'insegna della sobrietà, della discrezione, con una macchina da presa meno mobile ed esuberante rispetto a "Rosetta" e "Il figlio", ma bisogna comunque osservare che a tratti ci sono alcune notazioni un po' risapute, non tali da inficiare l'efficacia del disegno complessivo dell'opera. Al festival di Cannes stavolta i due fratelli hanno vinto il premio per la sceneggiatura, l'ultimo di una lunga serie di allori, ma in effetti il copione risulta strutturato in maniera giudiziosa, riuscendo a dare il giusto spazio tanti personaggi e a tante storie che si incrociano in una scrittura polifonica ben padroneggiata, certo non particolarmente nuova, ma verrebbe da dire che non è necessario sempre essere innovatori. Nel cast l'unico attore che sono riuscito a riconoscere è Fabrizio Rongione, in una breve partecipazione, ma per il resto le attrici, che immagino essere almeno in parte non professioniste, svolgono il loro compito con la consueta sensibilità e con un'intensità che più volte lascia il segno, in particolare Elsa Houben e Babette Verbeek.
Rispetto alle ultime prove degli autori, "Giovani madri" mi sembra un passo in avanti, speriamo che se ne accorga anche il pubblico italiano (l'ho visto in un cinema di Roma quasi deserto, nonostante fosse il primo giorno di programmazione).
Voto 8/10
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