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The Monkey

Regia di Oz Perkins vedi scheda film

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La recensione su The Monkey

di mck
6 stelle

Quando il nonsenso è meglio tanto di un'assenza di senso quanto di un "senso" stupido/idiota.

 

La pallida morte, a cavallo del suo passo, concede un ghigno d’infastidita e distratta considerazione, non un cenno d’intesa: non può esserci intesa con la morte.

Poi il film termina, e inizia “Che Tempo che Fa”: ché con la morte nemmeno si scherza, eh. (Oppure solo quello si può fare. Mi scusassero gli eredi di Sam Cooke.)

 


The Monkey”, scritto e diretto da Oz Perkins (“the Blackcoat’s Daughter”, “I Am the Pretty Thing That Lives in the House”, “Gretel & Hansel”, “LongLegs”) basandosi sull’omonima traccia di quello che alcune "fonti" riportano quale uno juvenile del 1969 di uno Stephen King ventiduenne, ma in realtà la prima pubblicazione su "Gallery" (una rivista in stile "PlayBoy") risale al 1980, racconto poi rivisto e antologizzato nel 1985 in “Skeleton Crew”, pur esagerandolo sino all’esasperazione rispetta in pieno – rimettendone in scena un archetipo semi-mitopoietico nato dal “Button, Button” di Richard Matheson, a sua volta traslato un paio di volte al cinema, prima da Peter Medak nel 20° ep. della 1ª stag. della 2ª serie di “The Twilight Zone” e poi da Richard Kelly in “The Box”, e riproposto dallo stesso King con la Trilogia di Gwendy Peterson – lo spirito kinghiano: non è obbligatorio e non è sinonimo di qualità, ma in questo caso l’ingranaggio funzionicchia.

Una delle grandguignolesche morti che puntellano e sorreggono il film porta seco sullo sfondo un bel cartello recitante la scritta: “GUNS DON’T KILL PEOPLE --[disegnetto stilizzato di un AK-47]-- PEOPLE KILL PEOPLE ♥”. Ecco: l’incidente stesso è lì a smentire, con benevolo afflato “WOKE”, il suppurante portato “MAGA” di quel cartello, se non fosse che ovviamente non d’incidente si tratta, ma della Morte che si gingilla coi suoi giocattoli umani (in King morivano anche un po’ di pesci, pescati non con le bombe a mano ma a colpi di cimbali – e non tamburello – subacquei): e tutto “The Monkey” (senza stewart-romeriani "Shines") è scritto/girato un po’ così, alla cazzo di cane: ma è il suo “bello”.

- Ma… non ci sono cobra nel Maine, mi sembra. O no?
- Beh, quello... c’era!

Theo James (“Archive”, “The Time Traveler’s Wife”, “The White Lotus: Sicily”) bipartendosi prova a reggere la baracca tentando di entrare in risonanza con la forma mentis della stessa, Christian Convery (“Sweet Tooth”, “Cocaine Bear”, “Frankenstein”), anch’egli bipartito, conferma le sue doti, Tatiana Maslany (“Diary of the Dead”, “Orphan Black”, “Perry Mason”, “She-Hulk: Attorney at Law”) è dolce il giusto, Colin O’Brien (“Mr. Harrigan’s Phone” - la pagina linkata contiene anche, in coda, una parziale bibliografia kinghiana recente -, “Dear Edward”) ha quella faccia lì che in un film del genere non stona, Adam Scott (“Parks and Recreation”, “Severance”), Elija Wood (“The War”, “The Ice Storm”, “The Lord of the Rings”, “Eternal Sunshine of the Spotless Mind”, “Everything Is Illuminated”, “I Don't Feel at Home in This World Anymore”, “Come To Daddy”, “BookWorm”) e lo stesso Osgood Perkins (fulminante nel ruolo dello zio) compaiono in piccole particine, mentre chiudono il cast Rohan Campbell (super fattone con frangia spinonica), Sarah Levy (la zia fresca vedova), Tess Degenstein (agente immobiliare) e Danica Dreyer (babysitter più sushi che hibachi).

Fotografia di Nico Aguilar, montaggio di Greg Ng & Graham Fortin, scenografie di Danny Vermette, musiche di Edo Van Breemen, supervisione degli effetti speciali di Edward J. Douglas e co-produzione di James Wan. La British Columbia interpreta il Maine.

 


Tutto per caso, niente per caso, che importa: like-life.

 

«Quando l'Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere vivente che diceva: «Vieni». Ed ecco, mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l'Inferno. Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra.» - Apocalisse 6, 7-8.

 

O forse è solo una scimmia che batte dei tasti a caso suna macchina da scrivere: "Memento Mori". 

* * * ¼ - 6.50   

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