Regia di Terry Zwigoff vedi scheda film
GHOST WORLD ai più potrebbe non dire niente, ma gli appassionati di fumetto grideranno al giubilo. Si tramuta infatti in celluloide uno dei più acclamati graphic-novel di Daniel Clowes, geniale nel dipingere store di americani disillusi ed eccentrici sullo sfondo di una provincia impigrita e rassegnata. Ecco allora imbatterci in Enid e Rebecca, due amiche cinche ma molto fragili, che dopo il diploma cercano di trovare un modo per crescere senza abbandonare la ribellione che le contraddistingue. Ad incrinare la loro amicizia sarà l’icontro di Enid (la più “trasgressiva” delle due) col timido e dimesso Seymour (straordinario, come sempre, Steve Buscemi), collezionista di anticaglie e segretamente in cerca di una anima gemella. Il film, diretto da quel Terry Zwigoff che firmò nel 1994 il grazioso documentario CRUMB, sempre ambientato nel mondo del fumetto, ha dalla sua un certo piglio acido e dissacratorio, che abitua da subito le nostre simpatie a piegarsi inesorabili di fronte a scenari così stralunati, ma non riesce mai fino in fondo a convincerci che dietro la patina del mondo perfetto si nasconde tutto un mondo di persone nascoste, di solitudini amare, di caratteri irrisolti (il “GHOST WORLD”, appunto). E l’aria da culto-indipendente che si vorrebbe respirare paga più di un tributo al cinema finto-trash del grande John Waters. Però gli intrepreti sono davvero azzeccati nel delineare malesseri e mostruosità da terzo millennio, e la regia attenta e distaccata segue da vicino il percorso di queste due adolescenti che, in mezzo a tanto cattivo gusto, osano sfidare le convenzioni dell’american way of life per trovare una loro AMERICAN BEAUTY (non a caso Enid è interpretata da Thora Birch, rivelatasi nel film di Mendes, e nuova icona dark-girl dopo Christina Ricci). Risate a denti stretti, qualche incertezza qua e là, e un finale più cupo di quanto si pensi. Lontano per certi versi da quei cartoon americani che usano la tv commerciale per comunicare, soprattutto ai più giovani, più o meno le stesse cose. Ma rimane il dubbio su che tipo di pubblico da noi possa incontrare un film così.
(Francesco de Belvis, Roma)
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