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Frankenstein

Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Frankenstein

di axe
7 stelle

Metà XIX Secolo. Una nave, diretta verso il Polo Nord, rimane incagliata nella banchisa. L'equipaggio, impegnato per liberarla, s'imbatte in un uomo, gravemente ferito, nei pressi di un bivacco, poco lontano; trasportato costui a bordo, un gigante dalla forza sovrumana, vestito con una palandrana ridotta ad uno straccio, dà l'assalto alla nave, per raggiungerlo. Più volte, dopo averlo colpito, l'equipaggio crede di essersene liberato; ma la creatura torna all'attacco. Nel frattempo, il ferito, trasportato nella cabina del comandante, riferisce di essere il nobile e scienziato Victor Frankenstein; racconta la drammatica storia della sua vita. Riuscito a penetrare il gigante nella cabina, giunge il suo momento di prendere la parola e continuare la narrazione; ma il tempo ancora a disposizione di Victor si consuma rapidamente. Rielaborazione del mito del "Moderno Prometeo", personaggio creato dalla scrittrice inglese Mary Shelley quale co-protagonista del romanzo pubblicato nel 1818, successivamente oggetto di molteplici trasposizioni cinematografiche, il "Frankenstein" di Guillermo Del Toro non tradisce il passato; i temi e le idee connesse al soggetto sono presenti nell'opera. Tuttavia, il regista messicano presenta il "mostro" aggiungendo a forza e resistenza, la voce, l'intelligenza, il sentimento; lo porta in scena, altresì, dotandolo di un volto dai lineamenti dolci, pur segnato dalle cucitore che ne testimoniano l'origine. Dopo la breve introduzione, la quale non manca di accendere la curiosità dello spettatore circa la presenza dei due personaggi sulla banchisa polare, ha inizio il racconto di Victor. Figlio di un ricchissimo chirurgo, Frankenstein è segnato sin dall'infanzia, dalla morte della madre per malattia; una tragedia che il padre, pur con tutte le conoscenze - che pian piano trasmette al suo ragazzo - di cui è un possesso, non può evitare. Sono gli ultimi anni della Rivoluzione Industriale; la fiducia nella scienza e nella tecnologia si affievolisce, non essendosi evoluta, di pari passo, la morale. La Restaurazione comprime le istanze maturate con la Rivoluzione Francese e diffusesi in tutta Europa durante gli anni di Napoleone. Lo scoramento apre una breccia per l'irrazionalità, il misticismo. Il sentimento s'impone sulla ragione. E' il Romanticismo. Victor cresce da scienziato. Suo sogno ed obiettivo è restituire la vita ai morti, grazie ai suoi studi sul corpo umano e sull'elettricità. Dopo un incoraggiante quanto sconvolgente inizio, il quale lo pone inevitabilmente in contrasto con la comunità scientifica, trova un finanziatore in Harlander, un potente e ricchissimo mercante d'armi, che confida segretamente nella ricerca per rigenerarsi in un corpo sano, essendo divorato dalla sifilide. Victor procede, tagliando e ricucendo cadaveri di soldati morti in una delle tante battaglie che infuriano sul continente, o di condannati a morte, incurante delle implicazioni etiche; assembla la "creatura". Le dà vita nel momento in cui Harlander, a seguito di uno scontro con lo scienziato, muore. La "creatura" non sembra intelligente; tuttavia, lo diventerà. Dopo averla presentata al fratello William ed alla futura cognata Elizabeth, della quale è innamorato, decide di eliminarla incendiando la torre-laboratorio, teatro dei suoi esperimenti. L'immoralità del suo finanziatore, l'aver trascurato una qualsiasi eticità nella conduzione della propria attività, lo spingono a rinnegare il suo passato; ma esso torna, prepotente, e sconvolge quanto rimane della sua vita, nelle forme della "creatura", la quale ha avuto occasione di apprendere e maturare consapevolezza del suo essere artificiale; un "diverso"; condannata ad una solitudine che solo il suo creatore può lenire. Dunque, raggiunge Frankenstein nel giorno del matrimonio di Elizabeth. Nello scontro tra i due, rimane uccisa la ragazza, la quale aveva mostrato di non temere il gigante, ed anzi provare per lui affetto. Victor matura un odio estremo per la "creatura", certamente misto a gelosia. Essa, figlia della sua "hybris", ha ricevuto l'affetto di Elizabeh, ha maturato coscienza, sentimento, intelligenza, cultura. La "creatura", promettendogli a sua volta persecuzioni senza fine, gli sfugge, fino alle desolate lande artiche; sopravvive ad ogni tentativo di eliminazione, le sue ferite guarendo quasi instantaneamente. Lo scontro si conclude a bordo della nave, la quale, a sua volta, ha una forte valenza simbolica, quale vertice di penetrazione dell'uomo nell'ignoto, dell'inesplorato, dell'insondabile ed irraggiungibile. Qui tra "creatore" e "creatura" ha luogo una conciliazione; si riconoscono complementari, l'uno intimamente connesso all'altro. Il primo muore; il secondo, liberato il natante incagliato nei ghiacci e spintolo verso il sud, s'incammina, privo del diritto all'oblìo e gravato da una immensa solitudine, verso il grande ignoto che avvolge i mari all'opposto. Il tormentato Victor è interpretato da Oscar Isaac; il suo "mostro" - in realtà, abbiamo appreso, semplicemente un "diverso", uno "straniero" - ha i lineamenti di Jacob Ebodi. Mia Goth è Elizabeth, giovane dalla personalità complessa, anticonformista, attratta dall'ignoto, dall'esotico, dall'incompreso; probabilmente costruista su quella del personaggio di Mary Shelley. Decisamente evocative le ambientazioni, tra le quali ho apprezzato la ricostruzione - seppur poco realistica - della torre-laboratorio di Frankenstein, ricca di suggestioni steampunk. Prevalgono tinte scuri, sebbene la gamma cromatica utilizzata sia assai ampia. E' presente qualche sequenza "body horror"; nulla, comunque, di particolarmente raccapricciante. Il film ha ritmi lenti, i quali consentono allo spettatore di ben comprendere fatti e relativi retroscena; lo spirito dei tempi; l'aprirsi di nuovi orizzonti grazie al progresso scientifico, con relative questioni etiche. Victor è in grado di generare vita dalla morte; ma questa prerogativa, può essere gestita ? Evidentemente no. La sua "creatura" vive con assoluta consapevolezza una condizione tragica di intelligenza incompresa, solitudine, condanna ad una vita che si prolungherà per tempo indeterminato. Victor, a sua volta, comprende tutto ciò; teme il frutto delle sue ricerche, anche in quanto uomo, poichè immagina che esso può essere il primo di una specie dotata di qualità superiori, libera di limiti fisici, mentali e sentimentali propri di tutti noi. Una doppia tragica consapevolezza foriera di ulteriori sciagure. Ho trovato il "Frankenstein" di Guillermo Del Toro molto gradevole per impatto visivo; ho altresì apprezzato una sufficiente aderenza canoni originari. Tuttavia, ho trovato la conciliazione finale fuori luogo, inserita nel racconto con una valenza, direi, consolatoria, la quale esula dal pensiero dell'autrice del romanzo e dal romanticismo in generale. Film fantastico, dalle tinte assai cupe, rende una buona rielaborazione del mito di Frankenstein, attualizzandolo e presentandolo, per alcuni versi, "edulcorato". Forse troppo; ma ciò non può essere compreso da chi ignora le origini del soggetto.

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