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In A Violent Nature

Regia di Chris Nash vedi scheda film

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Souther78

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La recensione su In A Violent Nature

di Souther78
3 stelle

Nè carne nè pesce. Anzi, carne sì: troppa! Ma non basta inanellare una mezza dozzina di uccisioni atte ad appagare le lussurie recondite dei 13enni, per dare un senso all'operazione. Paura? Be', se vi trovaste davanti un essere simile: camminate svelti e sarete salvi. Suspance? Non pervenuta! Metafisica? Se ce la spiegassero............

 
Squartamenti, sventramenti, eviscerazioni, mandibole tagliate, teste staccate, arti rimossi, gente uncinata, accettata, sezionata, tirata come sacchi di patate. Che siano innocenti (si fa per dire) donzelle, o adulti grandi grossi e sierati, armati di fucili di precisione o perfino a pallettoni, non cambia nulla.
 
Ma chi è? Ma chi èèèèèèèèè? UFO Robot? Naaaaaaa!
Mazzingazzeta? Naaaaaaaa!!!!!
Robocop? No, ma la stazza, la capacità di sopravvivere ai proiettili e la lentezza bradipica sembrerebbero suggerirlo.
 
L'inizio avvolge lo spettatore nel mistero, e sembra quindi promettente. La lentezza sembra preludere a un'escalation, o, perlomeno, a un horror sottile o metafisico, tanto che la prima uccisione non ci viene nemmeno mostrata. Pia illusione, poichè, da quel momento in poi, tutto non sarà solo lento ben oltre il limite del sensato, ma splatter a livelli disgustosi e preoccupanti (come se i nerd già mezzi zombizzati delle nuove generazioni avessero pure bisogno di familiarizzare con squartamenti e simili.
 
Il problema principale di questo pseudo-horror è che gioca esclusivamente sulla lentezza: fosse stato un film spedito, emozionato e teso, almeno si sarebbe potuto guadagnare il proprio posticino nel novero degli splatter. Non è così! Tiene lo spettatore in ballo 1 ora e mezzo su circa 1 ora e 45 minuti a guardare uno zombie beota spostarsi a 1 cm all'ora, mentre tutti quelli che incrocia cadono come mosche. Del resto, ci dicono, non si può uccidere. E già qui, qualcosa non funziona: se non si può uccidere è già morto. Se è già morto non deambula. Almeno, poi, si nutrisse. Ma, no, nemmeno se li mangia i cristiani che squarta. Il de profundis sull'attitudine dell'operetta ad assurgere a horror-thriller lo suona l'ineluttabilità del destino dei poveri professatori di fede religiosa di cui sopra. Per far impaurire, e, in generale, emozionare, un copione dovrebbe perlomeno suggerire che ci potrebbero essere delle possibilità di sottrarsi all'infausto destino. Invece qui non c'è partita. E non, appunto, perchè questo qui sia un supereroe dei fumetti, ma per una serie di circostanze che definire fantascientifiche sarebbe riduttivo.
 
Ora, che uno muoia a 10 anni e da morto cresca è alquanto impossibile. Che uno senza pupille possa vedere, pure, è impossibile. Ok, c'è una strana magia che lo ha fatto resuscitare proprio così, rendendolo pure immune ai pallettoni: purtroppo, però, il regista non ritiene che lo spettatore medio possa beneficiare di delucidazioni attorno a come ciò si sia reso possibile.
 
Insomma, troppo lento e con troppo pochi squartamenti, per assurgere al rango di splatter.
Troppo telefonato e prevedibile per poter ammiccare al lato thriller.
Completamente privo di spiegazioni che possano giustificare la vocazione trascendentale.
 
La sensazione predominante durante la visione è il senso di impotenza: vorremmo dire a chiunque, nel film, di camminare *sostenuto*, così da lasciarsi alle spalle il bradipo-killer ritardato (pure da vivo). Vorremmo dirgli: "Siete in metà di mille: sparpagliateviiiiii!!!!! Non può mica inseguirvi tutti!!". Ancora, vorremmo rispondere a quello che dice "non si può uccidere" di provare intanto a staccargli mani e piedi, oltrechè testa, così da vedere che danni fa dopo. E non dovete per forza avvicinarvi: un colpo di pallettoni da breve distanza (comunque non a contatto) una mano la disintegra senza se e senza ma. Ma... no: sarebbe troppo comodo! Qui è come con i cattivi di 007 di conneriana memoria: tutti lo vogliono uccidere, ma nessuno vuole farlo lì per lì. Investitelo! Dategli fuoco! Mutilatelo a fucilate: siete in 3 o 4 a circondarlo. Poi il colmo è che quando il fucile ce l'ha uno, non ce l'hanno gli altri, nonostante tutti ne abbiano uno. Senza contare che un ranger minimo ha anche una pistola, e molti di quelli che vanno a caccia, o comunque con armi, in zone con orsi, difficilmente non si portano alla cintola da una 357 magnum in su, considerato che pare che il 9mm li faccia solo incarognire di più.
 
Insomma, in conclusione è chiaro perchè tutto ciò possa accadere: i veri ritardati erano tutti gli altri, non lui. Non si scappa! (in tutti i sensi!).
 
Qualche virtuosismo registico non riesce a sollevare il tutto dalla mediocrità più assoluta, tanto più che perfino le cornici forestali sono tutt'altro che visivamente entusiasmanti.
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