Regia di Walter Hill vedi scheda film
Mortificato da alcuni insuccessi di pubblico (vedi "Supernova", opera che ha rifiutato di firmare per contrasti con la produzione), dimenticato o snobbato da buona parte della critica, relegato dalla distribuzione italiana a ruolo di tappabuchi in attesa di uscite più succose, Walter Hill, fondamentale autore di capolavori del cinema di azione a cavallo tra la metà degli anni settanta e gli anni ottanta, dirige un film energico e muscolare, orgogliosamente lontano dalle mode e da sospetti di buonismo, duro come potrebbe esserlo un pugno scagliato dall'enorme Rhames (l'indimenticato Marsellus Wallace di "Pulp Fiction") e fiero di sbandierare valori offuscati come il rispetto, l'amicizia e il riscatto morale attraverso la sofferenza fisica. Cinema elementare nel senso più alto del termine, popolato da facce patibolari e percorso da un'energia che invano si cercherebbe nei giovani e anodini registi di action che vanno tanto per la maggiore negli States. Da gustare preferibilmente con una birra ghiacciata in mano.
Un vecchio amante del pugilato (Peter Falk), in carcere per reati legati all'evasione fiscale e per collusione con la mafia, organizza degli incontri all'interno della prigione in cui è rinchiuso. Il campione indiscusso è un ex pugile (Wesley Snipes) finito dentro per aver ucciso l'amante della moglie. A sfidare il suo predominio arriva niente di meno che il vero detentore del titolo dei pesi massimi (Ving Rhames), accusato di stupro da una ragazza in cerca di popolarità e soldi facili (vi ricorda niente?). Il rapporto tra l'ex pugile, idolo indiscusso dei detenuti, e il borioso campione appena arrivato si fa subito teso, tanto che il direttore del penitenziario decide in un primo momento di annullare l'attesissimo match fra i due ma poi, in seguito ad alcuni avvertimenti da parte della mafia che gestisce il giro di scommesse legate all'evento, sarà costretto a cedere e a far disputare l'incontro.
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