Thriller avvincente, ben recitato, regia raffinata ed essenziale.
Il cinema francese ci stupisce una volta in più. Con una trama un pò scontata ma resa intrigante dai dettagli sui protagonisti, con attori bravissimi e una regia molto attenta e raffinata, ci propone un thriller sentimentale che scorre via come l'acqua limpida di un ruscello di montagna. Non c'è un attore che non si faccia apprezzare per l'incisività con cui porta in scena il proprio personaggio. Guillaume Canet svetta su tutti ed è giusto così, ma Yvan Attal lo segue a ruota così come Maiwenn. La voce fuori campo è una scelta vincente per raccontare la storia e lo stato d'animo di Mathieu. Nel film si notano dettagli che fanno da struttura portante molto in voga nel cinema francese degli anni '70, in particolare nelle commedie amare di Claude Sautet, maestro dei conflitti sentimentali narrati con la sua tipica delicatezza. Cioè l'attenzione ai drammi interiori dei protagonisti. La scaltrezza e l'esuberanza di Vincent si scontrano con la misurata felicità di Mathieu, che parte svantaggiato perché, come lui stesso ammette, gli deve tutto. L'errore di valutazione che Mathieu commette deriva solamente da una circostanza a cui lui non era abituato, innamorarsi dell'amante dell'amico, e questo manda in crisi tutte le regole alle quali si era attenuto per anni, regole che gli avevano permesso di arrivare ad avere una vita agiata e un rapporto stabile con la moglie.
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