Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film
Incomparabile esempio nella storia del cinema di film girato interamente in un unico piano-sequenza in soggettiva. La nostra visuale, la nostra prospettiva è quella dell’invisibile viaggiatore errante tra le stanze dell'Ermitage, disperso nel fluire del tempo, risucchiato nel vortice dei secoli, delle ere. Una mastodontica riflessione sulla Storia, il Tempo, l’Arte. E naturalmente il Cinema. Sokurov è riuscito ad ottenere il massimo ricavabile da questo «giovane» mezzo espressivo e ci ha regalato (si, perché di dono si tratta) un capolavoro di tecnica e meditazione. Così come era successo cinque anni prima con Madre e figlio il regista ha creato, ha dato vita ad un opera irripetibile. L’esperienza sensoriale e mentale che ne deriva è tra le più incisive e travolgenti della settima arte, novanta minuti in una sola sequenza «come se fosse un solo respiro» [A. Sokurov]. Attraverso i vari momenti storici ci immergiamo in un «museo» di fantasmi, in un favoloso viaggio ininterrotto nel vano tentativo di immortalare, di fermare un momento, un istante di vita. Ma non può che regnare la nostalgia e l’amarezza soprattutto dopo un momento gaio e irrinunciabile come l’ammirare un ballo di fine Ottocento. Quando ormai tutto si è concluso la Storia può soltanto dirigersi verso l’uscita e dissolversi nel buio dell’oblio di una notte minacciosa a pochi passi dalle acque dell’eternità. Messa in scena impressionante che vanta ottocento attori, tre orchestre e ventidue assistenti alla regia. Menzione d’onore per il direttore della fotografia e operatore alla steadycam Tilman Büttner. È stata utilizzata una speciale videocamera digitale, la Sony 24P-HD, da ventiquattro fotogrammi al secondo. Cinema del futuro, comunque non dell’oggi.
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