Regia di Erik Gandini vedi scheda film
Come sarà il lavoro di domani? Prova a domandarselo, con il consueto piglio sociologico, Erik Gandini, uno dei migliori documentaristi italiani (opportunamente trapiantatosi in Svezia). Il quale va a cercare la risposta in quattro contesti profondamente diversi tra loro: il Kuwait, la Corea del Sud, gli Stati Uniti e l'Italia. E se l'automazione è lo spauracchio comune, molto diversi sono i contesti in cui il lavoro si sostanzia in forme addirittura opposte: dall'etica calvinista che governa gli States, dove i corrieri Amazon non trovano nemmeno il tempo per pisciare tra una consegna e l'altra, fino al reddito universale distribuito a pioggia in Kuwait, dove il petrolio ha reso possibile a tutti (o quasi) di vivere come nababbi senza fare assolutamente niente (o passando le giornate lavorative guardando le serie Netflix sul PC), salvo poi relegare cingalesi, indiani e filippini ai lavori più umili (in media, le famiglie del posto dispongono di un paio di domestiche…). E se in Italia le nuove generazioni puntano sull'eredità (inquietanti i due casi raccolti) generando un esercito di NEET, in Corea del Sud si fa fatica a mettere un freno a un'etica rigidissima del lavoro, al punto che perfino una bambina di sette anni descrive con serenità l'ufficio come "la casa di papà". Gandini dà voce anche a un recruiter aziendale che classifica le persone secondo un'efficiente ma discutibile tassonomia: impegnati, non impegnati e "attivamente disimpegnati", questi ultimi dannosi per sé e per gli altri. Come già in Videocracy e La teoria svedese dell'amore, anche stavolta Gandini mostra un fiuto fuori dal comune, allestendo un documentario che non è la solita galleria di espertoni (qui però c'è Noam Chomsky), ma un lavoro articolato, empatico, in cui i quattro casi analizzati sono la sineddoche di un mondo che - da almeno trent'anni a questa parte - si domanda cosa faranno gli umani quando ci sarà sempre meno lavoro disponibile. Per ora, la risposta più frequente è: scrollare (e farsi gli spritz, se sei italiano).
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