Regia di Rose Glass vedi scheda film
Racconto doloroso, imbevuto di profonda provincia americana, di desertificazioni naturali, il New Mexico, e familiari, dove vige la legge del più forte, dove la figura femminile pare non avere una via di mezzo, o remissiva casalinga in balìa di mariti violenti, o indurite pellacce solitarie, che se la cavano come e anche meglio degli uomini, i quali passano il tempo al poligono di tiro o a pomparsi i muscoli. Un quadro dell'America anni ottanta, reaganiana, ma non troppo distante da quella attuale (anzi), dentro i quali si muovono due donne sole, Lou, lesbica che ha in gestione una palestra, e Jackie, culturista in fuga da tutto, che intraprendono una relazione. La situazione finirà per coinvolgerle in una china di violenze e ricatti, dove il fulcro è un Ed Harris macchietta satanica (e improbabile), che è il padre reietto di Lou. Un cerchio magico che di magico non ha nulla e ha anzi molto sangue e segreti e che dà la spinta a un film bello, almeno nella prima parte, che ricorda certi romanzi di Willy Vlautin, che si muove con asciuttezza in territori "white trash", un "queer drama" intenso e recitato bene, ma che poi, inspiegabilmente, crolla in un finale assurdo, fra Hulk e il grottesco, troppo veloce e buttato lì. Peccato davvero perché tale Rose Glass, la regista britannica, fino a quel momento aveva fatto un buon lavoro, aiutata da due ottime attrici, fra cui Kristen Stewart, e discreti personaggi di contorno. Poi il patatrac. Solo sufficiente, ma con rimpianto.
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