Regia di Paola Cortellesi vedi scheda film
Non posso che utilizzare, per descrivere questo filmetto alla Milani diretto dalla di lui degna consorte (che sul piagnisteo femminista ci ha costruito la carriera), le stesse parole che ho riservato, quasi dieci anni fa, all'altrettanto insulso precedente Scusate se esisto: "La tragedia diventa farsa, la denuncia luogo comune, i personaggi macchiette".
Questo però è peggio, sia per le sue pretese intellettualoidi (il bianco e nero, le botte a tempo di musica), sia per il messaggio negativo e diseducativo che trasmette (la soluzione a un problema? Mettere una bomba e farlo saltare in aria), sia per l'immeritatissimo successo, dovuto al rimbambimento progressivo del pubblico, alla miseria dell'offerta cinematografica contemporanea, e a un battage propagandistico martellante. Più o meno come il coevo -e parimenti scadente- Barbie, la volontà di promuovere un messaggio femminista tossico e manicheo ha fatto premio su qualsiasi considerazione legata alla qualità della pellicola e alla consistenza della trama. In questo caso, particolarmente assente: le scene(tte) si susseguono senza alcun vero filo logico, dirette come sono a emozionare/indignare più che a raccontare.
Mi risulta quasi avvilente riassumere il nulla che si dipana sullo schermo per due ore (!): Delia, donna appartenente al proletariato romano, è maltrattata dal marito, che la sveglia a ceffoni (così, de botto, senza senso) e la picchia per ogni sciocchezza (tanto che persino suo padre lo "rimprovera": "Nun la pòi mena' sempre! Daje 'n fracco de botte 'na vorta sola, così se 'mpara!). Gli altri maschi della famiglia sono altrettanto pessimi (i figli sboccati e maneschi, il suocero abbiamo visto come la pensa, tra una palpata di culo -difficilmente credibile- e l'altra), solo nella figlia (che non avrebbe potuto studiare perché donna, ha fatto comunque l'avviamento professionale, che per l'epoca non era manco poco) trova appoggio misto a disprezzo. Accorgendosi che il fidanzato della figlia, appartenente a una famiglia di burini arricchitisi con la borsa nera, ha atteggiamenti simili a quelli del marito, pensa bene di mandare a monte il matrimonio facendo saltare in aria il bar dei genitori (che c'entravano?) del futuro genero con una bomba (!) datale da un negro della Military Police (l'unica figura maschile positiva del film è, guarda caso, di colore) che prova simpatia per lei (ci rendiamo conto dell'assurdità?). Nella sua infelicità, pensa di fuggire col suo primo amore, in procinto di trasferirsi nel Nord Italia, ma poi scopriremo che tutti i sotterfugi che organizza di nascosto dal marito erano diretti nientepopodimeno che... ad andare a votare alle elezioni del 2 giugno (cosa che fece l'89% delle aventi diritto, quindi non mi sembra ci fosse questa feroce opposizione maschile...)! Con tanti saluti al saggio ammonimento di Mark Twain: "Se votare permettesse di cambiare qualcosa, non ce lo lascerebbero fare."
Trovo veramente difficile salvare qualcosa di questa pellicola, inclusa una colonna sonora che, accanto ad appropriate canzoni d'epoca, mette brani moderni che c'entrano come i cavoli a merenda.
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