Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Erika Kohut è una frigida quarantenne che insegna pianoforte al conservatorio di Vienna, abita ancora con sua madre e la sua vita si divida tra musica e voyeurismo. Un giorno durante un esibizione privata incontra Walter, un ventenne che rimane subito affascinato dalla fermezza di Erika, e che insiste per entrare al conservatorio e prendere lezioni nella sua classe. Di lì a poco Walter s’innamorerà di Erika, la quale ricambierà solo esponendogli il suo malato desiderio di sodomia e depravazioni, che lo potranno forse ricondurre a lei.
Il nodo massimo sul quale poi si snoda il terzo film dell’austriaco Haneke è l’interpretazione magistrale di Isabelle Huppert, Palma d’Oro grazie a questo ruolo, aiutata da un ottima Annie Girardot e da un altrettanto bravo Benoit Magimel, anch’esso vincitore della Palma d’oro con “La Pianista”; un film disturbante e scomodo che mette in chiaro quanto la società disponga di gerarchie mentali e comportamentali, che provocano vite sofferte e irrecuperabili da ogni agente esterno, da ogni malattia e dichiarazione, da ogni vergogna o privazione. Il sessantaduenne Michael Haneke, nato in un 1942 di grandi autori cinematografici, lavora interamente di sottrazione, di romanticismo e decadentismo, sbatacchia i suoi attori e spettatori da un emozione ad un'altra, da una sequenza di grandissimo cinema, come la salita delle scale di Walter e quella in ascensore di Erika con sua madre o l’imprevedibile finale, a una di cinema esclusivamente sballottante e di qualità spesso incostante, come l’impacciato inizio o la pedante lungaggine del pre finale. Ma davanti agli occhi non si hanno altro che dettagli, inserzioni sensoriali, degradazioni umane e sensazioni sporche, piani sequenza imprescindibili e irreprensibili fotogrammi statici, non si scorge altro che una grande e scombussolante opera viva, vincitrice a Cannes 2001 del Gran Premio della Giuria, che fa riflettere sugli intrattenimenti vitali, sui desideri, le privazioni e il silenzioso nostro costante sadomasochismo immaginario. “La pianista” potrebbe diventare lo status symbol della donna repressa del nuovo millennio, la fresca “bella di giorno”, entrambe sodomizzate solamente da loro stesse e dalla società, il che non è poco.
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