Regia di Michael Mann vedi scheda film
“Insomma Jeff, la situazione è questa. Se possiede informazioni che ritiene di vitale importanza per il benessere del popolo americano e lei si sente spinto a rivelarle, nonostante comporti la violazione suo accordo, dovrebbe farlo. Ma se invece vuole tenere fede a questo accordo, allora è semplice: niente, non dica niente, non faccia niente. C’è una sola persona che può sciogliere questo dubbio ed è lei, soltanto lei.”
Jeffrey Wigand (Crowe), ex vicepresidente di una potente multinazionale del tabacco, licenziato perché oppostosi all’inserimento di una tossina all’interno delle sigarette, è a conoscenza di importanti segreti riguardanti gli effetti assuefativi della nicotina. Lowell Bergman (Pacino), autore di un noto programma televisivo di inchiesta, fiuta lo scoop e propone a Wigand di rilasciare un’intervista. Dovrà lottare per conquistarsi la fiducia di un Jeffrey sempre più solo e minacciato, e per consentire alla sua intervista di andare finalmente in onda. Insider, sesto film per il cinema di Michael Mann (che lo co-sceneggia insieme ad Eric Roth basandosi su una storia vera), è un potente e allucinatorio atto d’accusa, un film che colpisce allo stomaco e al cuore. Mann, Autore con la A maiuscola, conserva il suo tipico stile visionario, aggiornandolo però e rinnovandolo dall’interno, mostrandosi coraggiosamente sempre in anticipo sui tempi. Attraverso un ritmo lento e dilatato, con l’uso della camera a mano incollata sui volti e sui corpi dei personaggi, riesce dolorosamente a sottolinearne il senso di isolamento, di solitudine e di disperazione. Film profondamente morale, che riesce a raccontare una storia sull’industria del tabacco senza mostrare mai nemmeno una sigaretta accesa. Mann diventa sempre più radicale e pessimista. Attraverso le regole del film di genere (in questo caso il thriller di denuncia sociale), ci parla della natura umana in termini più esaustivi e coinvolgenti di tanti strombazzatissimi registi contemporanei. Insider è un’opera leggibile a vari livelli tematici, che finisce col diventare una riflessione sulla necessità di un’etica giornalistica, oltre che una potente parabola anticapitalistica. Impressionanti le prove dei due interpreti principali: Russell Crowe, ingrassato e invecchiato, è straordinario nel rendere tutte le ansie, le paranoie e le nevrosi di un uomo “comune sotto il peso di fortissime pressioni”; a tenergli testa, un Al Pacino tenace, dal viso dolente e scavato, che recita con una misura ed una partecipazione encomiabili. Anche il cast dei comprimari è ottimo, con una menzione speciale per Christopher Plummer nel ruolo del presentatore dello show televisivo. Magnifica la fotografia di Dante Spinotti, collaboratore abituale di Mann, ed essenziale l’apporto delle musiche di Lisa Gerrard e Pieter Bourke. Non un difetto, non una sbavatura, praticamente perfetto.
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