Regia di Leigh Whannell vedi scheda film
L’uomo invisibile è un reboot riuscito che trasforma un classico della fantascienza in un thriller psicologico contemporaneo. Grazie a una regia tesa e a una Elisabeth Moss intensa, il film esplora con efficacia temi di abuso, controllo e isolamento, costruendo una tensione costante che lascia il segno.
L'uomo invisibile (2020): locandina
L’uomo invisibile (2020), diretto da Leigh Whannell, rielabora la figura classica, simbolo della fantascienza di inizio Novecento, trasformandola in un incubo contemporaneo. Niente nostalgia, niente omaggi: solo un aggiornamento radicale, disturbante e attuale, dove la vera minaccia non è un mostro, ma il potere invisibile che ti distrugge dall’interno. È un reboot dell’omonimo film del 1933, ma qui la prospettiva si ribalta: al centro non c’è lo scienziato invisibile, ma la sua vittima perseguitata.
Cecilia (Elisabeth Moss) riesce a fuggire da una relazione violenta con Adrian (Oliver Jackson-Cohen), ma la sua libertà dura poco. Dopo il suicidio di Adrian, che le lascia una fortuna, Cecilia inizia a percepire presenze inquietanti e movimenti inspiegabili in casa. Convinta che Adrian sia diventato invisibile e la stia perseguitando, si ritrova isolata e in balia del terrore, mentre cerca di convincere chi la circonda — inclusi la sorella Emily (Harriet Dyer), il poliziotto e amico James (Aldis Hodge), sua figlia Sydney (Storm Reid) e il fratello di Adrian, Tom Griffin (Michael Dorman) — della sua verità. Tra paura e incredulità, la sua lotta per sopravvivere diventa anche una battaglia contro lo scetticismo e la solitudine.
Leigh Whannell dimostra una maturità registica notevole nel costruire una tensione costante e palpabile. Usa silenzi, movimenti impercettibili e l’assenza come strumenti per far crescere l’ansia, tenendo lo spettatore sull’orlo del panico senza mai abbassare la guardia. La tensione non è mai fine a se stessa, ma serve a far sentire il peso della paura invisibile che schiaccia Cecilia. L’invisibilità diventa un’idea, un’ansia costante, più che un effetto speciale — e funziona.
Il film è un reboot moderno del classico del 1933, L’uomo invisibile di James Whale, a sua volta adattamento del romanzo di H. G. Wells. Leigh Whannell, sceneggiatore e attore noto per la saga Saw, prende la storia originaria e la rilegge da zero, spostando il focus dallo scienziato alla vittima. Qui la fantascienza classica lascia spazio a un thriller psicologico che esplora la violenza invisibile, il controllo e l’abuso, raccontando una storia di isolamento e sopravvivenza. La scrittura è essenziale, solida e gioca con il dubbio che diventa un filo rosso costante: Cecilia è vittima o folle? Nessuna risposta chiara, solo una tensione crescente.
Elisabeth Moss è il cuore del film. La sua interpretazione è fisica, intensa e credibile in ogni sfumatura: vittima, sopravvissuta, paranoica, lucida. Tiene insieme tutto il racconto con lo sguardo e con i silenzi. Oliver Jackson-Cohen interpreta un Adrian quasi sempre assente, la cui presenza fredda, manipolatrice e ossessiva incombe costante anche nei pochi minuti in cui appare. Aldis Hodge, nei panni del poliziotto James, amico fidato di Cecilia, porta un ruolo solido e umano, mentre Storm Reid (Sydney) trasmette naturalezza e intensità nei momenti più intimi. Harriet Dyer, che interpreta Emily, la sorella di Cecilia, offre un buon contrasto emotivo e contribuisce a costruire il clima d’incredulità e isolamento in cui sprofonda la protagonista. Michael Dorman interpreta Tom Griffin, fratello di Adrian. La sua figura contribuisce ad aumentare la pressione e il sospetto nei confronti di Cecilia, entrando in conflitto con la protagonista e arricchendo il tessuto drammatico del film. Un cast ben calibrato, dove anche i comprimari funzionano e danno spessore al mondo intorno a Moss.
L’uomo invisibile non mostra segni, ma ti lascia il segno. Un thriller con forti radici horror e tocchi di fantascienza, che parla di controllo, abusi e incredulità. Elisabeth Moss è la vera forza del film, che funziona soprattutto per come rende visibile l’invisibile. Un film che lascia il segno e non si dimentica facilmente.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta