Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Marcello cerca di integrarsi nel regime fascista per nascondere la sua omosessualità. L'adesione alle norme sociali e politiche è un modo per reprimere il suo io scomodo e sentirsi "normale". Il film si apre con Marcello che, da bambino, uccide un autista (da lui attratto e da cui è stato molestato). Questo evento lo tormenta e lo spinge a voler normalizzare la sua identità. Marcello è ossessionato dai riflessi negli specchi, che simboleggiano la sua crisi d'identità e la sua psiche frammentata, e cerca di sfuggire dalle immagini che lo mostrano nella sua interezza, temendo l'introspezione. Bertolucci si concentra sull'inconscio dei personaggi, con un forte apparato psicanalitico. Il passato di Marcello, segnato da un trauma infantile, lo tormenta e influenza le sue azioni da adulto. L'ambientazione nello studio di Parigi, dove Marcello ricorda una lezione sul mito della caverna, è emblematica. Egli si trova prigioniero delle ombre e della realtà proiettata, rifiutando di confrontarsi con la vera luce e con la realtà della sua omosessualità. Bertolucci ci presenta un percorso di catarsi, ma perversa. Marcello crede di trovare una purificazione nell'aderire al fascismo, ma in realtà intraprende un cammino di "catarsi negativa" che lo porta al male e alla distruzione del suo sé più profondo. Il film ha un'estetica visiva notevole, e. la fotografia di Storaro rieece creare un'atmosfera onirica e labirintica, sottolineando la complessità psicologica dei personaggi. La scena del ballo, ambientata in un salone immenso e opulento, è un capolavoro di regia. La musica, le luci e il movimento dei corpi contribuiscono a creare un senso di seduzione e di vuoto, mostrando la superficialità dell'ambiente borghese in cui si muove Marcello. La scena finale, ambientata in un momento di festa e di caduta del regime, vede Marcello nella sua casa "normale", a osservare la festa da lontano. Questo finale sottolinea la sua definitiva adesione al conformismo, anche dopo la caduta del fascismo, mostrando la sua incapacità di opporsi alla mentalità di massa.
"Il conformista" è un capolavoro cinematografico e con il suo stile visivo e rivoluzionario, riesce a combinare un'estetica complessa e affascinante con un profondo esame della psicologia umana e del fascismo. Bertolucci è stato bravissimo nell trattare temi come l'identità, il conformismo e la corruzione morale, rendendolo un'opera fondamentale del cinema d'autore. Secondo me il suo miglior film.
Il conformista (1970): Jean-Louis Trintignant, Stefania Sandrelli
Il conformista (1970): Stefania Sandrelli
Il conformista (1970): Jean-Louis Trintignant
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