Regia di Sion Sono vedi scheda film
Avrebbe avuto qualche ragion d’essere se fosse stato “wild” come chiosato da Cage, che lo ha annunciato come – citando testualmente – “il film più selvaggio a cui abbia mai preso parte”. “Prisoners of the Ghostland”, invece, è un pasticciato e derivativo minestrone di “Fuga da New York”, “Mad Max” e svariate suggestioni orientali che non scuote o affascina per nulla, nonostante un paio di belle sequenze (cito quella dell’ingresso spettrale a Ghostland).
Questa volta ad affossare il risultato non è né l’istrionismo di Cage (più trattenuto che non in altri recenti film) né l’ironia cazzona (che ci regala in realtà un momento francamente spassoso: Cage che opta per la bicicletta e inizia a pedalare sulla strada deserta), quanto la mancata capacità di rielaborare immaginari pregressi.
Con quella cognizione visiva forzatamente pop che lo contraddistingue (vedere lo straniante e affascinante “Antiporno”), Sion Sono fa scontrare una moltitudine di generi con scarso gusto e nessuna originalità.
Un film colpevole di essere impersonale e superficiale come le proprie immagini nate vecchie.
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