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L'aldilà! E tu vivrai nel terrore

Regia di Lucio Fulci vedi scheda film

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La recensione su L'aldilà! E tu vivrai nel terrore

di steno79
7 stelle

A distanza di qualche anno da "Non si sevizia un paperino", ho voluto fare un altro tentativo con Fulci e ho scelto "L'aldilà", che risulta il suo film più apprezzato in molte classifiche, dunque per molti il suo capolavoro, anche se è bene sgombrare il campo fin da subito dalla ricezione critica, che in questo caso è fin troppo contraddittoria, con recensioni che vanno dal capolavoro assoluto alla stroncatura più netta.

"L'aldilà" è un horror soprannaturale che racconta di una casa maledetta in Louisiana dove nel 1927 era stato massacrato un pittore accusato di stregoneria, e dove nel 1981 la bella Lisa pensa di farne un albergo ristrutturandolo, senza sapere nulla della maledizione. La sceneggiatura, a cui ha messo mano una firma prestigiosa del genere come Dardano Sacchetti, sembra preoccuparsi pochissimo della logica e della verosimiglianza, procedendo per libere associazioni all'interno di una struttura collaudata, quella della casa maledetta che qui sì immagina costruita sulla porta dell'inferno, ma alla fine è poco più di un pretesto in un film che sceglie una dimensione astratta e visionaria, pretesto per Fulci per mettere a frutto il suo estro visivo, che rimane la dote più importante del film, anche nei suoi eccessi.

Fulci è dotato di una scrittura elegante, come riconobbe Tullio Kezich in una recensione non entusiastica ma neppure ostile, conosce fin troppo bene l'armamentario di trucchi del film di paura tanto da meritarsi l'appellativo di Poeta del macabro, può contare su production values e cast da film di serie B, ma questo non gli impedisce un uso creativo della colonna sonora, della fotografia che nel prologo ricorre ad un raffinato viraggio in seppia, visivamente di forte effetto, come in altri momenti da mettere all'attivo della pellicola, soprattutto dove costruisce la paura in maniera atmosferica, grazie all'illuminazione e ai movimenti di macchina (un po' troppi gli zoom a dire il vero) e alla presenza della ragazza cieca con il cane interpretata da Cinzia Monreale. Tuttavia, visto che i suoi ammiratori arrivano a parlare di capolavoro a cinque stelle, veniamo ad esporre cosa frena l'ammirazione: Fulci costruisce il film su un eccesso premeditato, ma se nella prima parte le scene più crude e splatter possono avere ancora una relativa giustificazione, per quanto spesso fastidiose, truculente e in definitiva gratuite (lo squartamento iniziale è già molto pesante e volutamente respingente, mentre mi sembra più efficace e d'impatto lo scioglimento nell'acido della donna che era andata a vestire il cadavere del marito all'obitorio), arriva poi un punto in cui lo spettatore rifiuta il terrorismo visivo del regista con sensazioni di puro schifo e disgusto che non possono essere messe all'attivo della pellicola (ho dovuto veramente costringermi con la violenza a terminare la scena delle tarantole che mangiano il cadavere di Mirabella, che mi ha suscitato un ribrezzo che al cinema avevo provato solo in certi momenti estremi di Salò di Pasolini).

E anche il finale, tanto decantato da alcuni, vede l'arrivo di un'orda di zombie alquanto ridondante e fuori posto, con una sparatoria decisamente troppo lunga ed irreale perfino in un film fondato sull'assurdo come questo, tanto da far sembrare un po' vane le pretese culturali di "cinema artaudiano" accampate dai suoi sostenitori più sfegatati. Buono il cast, soprattutto nelle due presenze femminili della protagonista Catriona MacColl e della citata Monreale, entrambe molto efficaci nel trasmettere paura e isteria in un contesto orrorifico per cui sono stati fatti paragoni illustri, di cui si apprezza almeno parzialmente lo spirito artigianale e la coerenza estetica, per quanto a mio parere non possa seriamente competere con le migliori riuscite di Dario Argento come Profondo rosso e Suspiria.

Voto 7/10

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