Regia di Barbara Sarasola-Day vedi scheda film
Un ragazza deve arrivare a minacciare il padre, che l'ha occultata ai margini della sua vita, per farsi aiutare in una situazione dispearata in cui si è incautamente cacciata. Paura, rabbia e tensione attraversano come un incubo questo thriller che è anche un dramma familiare.
XIII FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2018)
Martina ha accettato insieme al fidanzato di trasportare all’interno del suo corpo ovuli di cocaina al di là della frontiera tra Argentina e Bolivia. Quando si realizza il rischio insito nella pericolosissima pratica, con la rottura degli ovuli che causa la morte del ragazzo, Martina si trova da sola ad affrontare una situazione disperata, pressata dagli spietati committenti affinché consegni l’intero carico. Chi chiamare allora per farsi tirare fuori dai pasticci? C’è solo il padre Javier, che provvidenzialmente è un chirurgo, ma è pure un uomo ostico e anaffettivo che, per motivi che non vengono mai pienamente rivelati, l’ha sempre tenuta nascosta, ai margini della sua esistenza, come un imbarazzante segreto. La ragazza deve giungere a minacciare il padre di rivelarsi alla famiglia per indurla muoversi in suo aiuto, ed una tensione, in parte espressa ed in parte sommersa, rimane in sospensione tra padre e figlia.
White Blood (2018): Alejandro Awada, Eva De Dominici
Paura, rabbia e tensione attraversano come un incubo questo thriller che è anche un dramma familiare. La facciata di spavalderia di Martina fa trasparire le insicurezze derivanti dal trauma di non essersi mai sentita amata, che la portano, nella situazione terrificante in cui si è incautamente incastrata, a recarsi in una discoteca locale per cercare la compagnia di un uomo. Mentre il bisogno di supporto da parte di Javier non fa venir meno un sotterraneo desiderio di rivalsa verso quell’uomo che le ha dato la vita, ma le ha anche negato la dignità di una vera famiglia.
White Blood (2018): Eva De Dominici
Lo stile realistico scelto dalla regista argentina Barbara Sarasola Day è appropriato alla crudezza del tema. Tra i due protagonisti, Eva De Dominici, forse troppo bella per la parte, ma a cui sono offerte buone occasioni di mostrare il suo talento , come la telefonata al papà in cui Martina esplode in un exploit di rabbia e fragilità, offre comunque una buona interpretazione, così come Alejandro Awada nel ruolo del burbero Javier.
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