Regia di James Gray vedi scheda film
"Siamo divoratori di mondi". Una delle riflessioni più cogenti sul rapporto tra l'essere umano e l'ambiente che lo ospita. Come i primati alla deriva nello spazio, vittime della sperimentazione umana, nella cui rabbia si specchia il protagonista. In fondo, i doveri, le bandiere, l'obbedienza cieca sono illusioni. Al di là e in fondo a tutto si salva soltanto l'intimità. Quella che, attraverso un viaggio - dentro e fuori di sè - il protagonista si troverà a riscoprire. I governi mentono e tradiscono la fiducia di chi li serve. I salvatori non esistono. Gli ideali sono belli, ma le persone che si celano dietro di essi spesso non lo sono altrettanto.
Ecco che l'universo, apparentemente sconfinato, si contrae e collassa, fino a ridursi a un punto piccolissimo ed essenziale: dentro ciascuno di noi. Un'opera che colpisce per lo spessore nascosto sotto la superficie, e dietro una trama che, di per sè, non sarebbe eccelsa. Ma lo scopo non è tanto quello di stupire lo spettatore, quanto, piuttosto, di accompagnarlo in una riflessione sul senso della vita e delle cose che quotidianamente la impegnano.
Un viaggio esperienziale verso la consapevolezza.
Ottima la fotografia. Eccellente Brad Pitt, che sta conoscendo un nuovo momento di grazia in questa seconda parte della sua carriera, più impegnata e più ricca di sfumature. Belle le scenografie e gli effetti speciali molto realistici e privi di artifici. Trama un po' in secondo piano rispetto ai contenuti, ma tutt'altro che priva di colpi di scena e momenti di pathos.
Decisamente da vedere, fermandosi a riflettere qua e là sulla critica sociale, i moniti per il futuro e le speranze cui affidarsi (ma soprattutto quelle cui non farlo).
Ci vorrebbero più film così, in questi tempi bui per la settima arte, tra saghe sempre più ridicole e ripetitive, remake e "storie vere".
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