Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Opera difficile da incasellare in un genere preciso, "Il volto" è un film ambizioso che vuole affrontare i temi del rapporto fra arte e potere e della natura illusionistica e stregonesca della creazione artistica. Anche qui la struttura teatrale è evidente, ma Bergman provvede a liberare il film dalle scorie del teatro filmato grazie a un accorto utilizzo del linguaggio cinematografico e delle sue possibilità espressive (movimenti di macchina e profondità di campo all'interno dell'inquadratura). La contaminazione dei generi è molto audace, con bruschi scarti dai toni di commedia al dramma psicologico fino all'horror del confronto fra Vogler e Vergerus, e fa pensare alle rotture di tono nella scrittura e ai cambi di registro di certe opere di Shakespeare (qui volendo ammettere un paragone fra la sublime scrittura teatrale del Bardo e quella altrettanto sublime, pur in un contesto differente come quello del cinema, di Bergman). Incompreso alla sua uscita, ma poi sempre più rivalutato, è anche uno degli esempi definitivi di film corale nella filmografia del regista, con molte trame che scorrono parallele e una miriade di ruoli tutti interpretati con bravura dalla compagnia di attori bergmaniana, ormai già molto affiatata, fra cui è obbligatorio stavolta menzionare Max von Sydow nella parte dell'illusionista, Gunnar Bjornstrand in quella del suo avversario Vergerus, medico positivista e fiero nemico delle teorie di Mesmer e, fra i caratteristi, una sempre affascinante Ingrid Thulin che riesce perfino a rendere credibile un suo travestimento da uomo, nonché Bengt Ekerot che era stato la celeberrima incarnazione della Morte nel Settimo sigillo. Il regista lo definì un attacco a certi pedanti critici che lo avevano stroncato, ma, nella sua densità di temi e di pregnanti riflessioni filosofiche, è un'opera molto più ricca e complessa di quanto vuol far sembrare in apparenza. A Venezia vinse soltanto un Premio speciale della giuria per la raffinatezza formale. È decisamente un film invecchiato benissimo, con sequenze girate con stile espressionista ancora tra le più insolite e magiche dell'opera bergmaniana.
voto 9/10
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