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Ambrogio

Regia di Wilma Labate vedi scheda film

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La recensione su Ambrogio

di mm40
4 stelle

Figlia di un marinaio, Anna Ambrogi vuole anch'essa fare carriera nella marina e riesce a iscriversi all'istituto nautico; siamo nella Roma del 1959 e la ragazza è la prima donna di quella scuola, tanto da venire soprannominata immediatamente Ambrogio. I suoi sogni di gloria sono però destinati a infrangersi contro una serie di scogli profondamente sessisti, in un mondo ancora terribilmente maschilista.


Classe 1949, Wilma Labate approda al debutto registico non più giovanissima, ma di certo con le idee sufficientemente chiare. Questo Ambrogio è infatti un film dai contenuti decisi, dal messaggio inequivocabile e ugualmente condivisibile, che racconta le peripezie eccezionali affrontate da una donna negli anni Sessanta per essere ritenuta alla pari dei colleghi uomini; l'ambiente è quello della marina, ma la morale è facilmente trasportabile e applicabile in tanti altri settori della nostra società, sia dell'epoca che dei giorni nostri. A scrivere il soggetto la regista si è messa insieme a Sandro Petraglia, che poi risulta firmatario unico della sceneggiatura; forse alcune caratterizzazioni rigide e certi dialoghi un po' facilotti non agevolano la visione del lavoro, che per il resto è comunque scorrevole. Questo senza dubbio anche grazie alle valide interpretazioni di un cast di attori che vede in scena, nei ruoli principali, Francesca Antonelli, Roberto Citran, Paolo Graziosi, Luciano Federico, un giovanissimo, emergente Enrico Brignano, Anita Ekberg e Carlos Gomez; da rilevare anche la presenza di un musicista eccellente quale Roberto Ciotti come autore della colonna sonora: bella, ovviamente tutta in chiave blues, ma anche un po' troppo presente. Il lavoro successivo di Wilma Labate sarà, quattro anni più tardi, La mia generazione (1996). 4,5/10.

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