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Copycat - Omicidi in serie

Regia di Jon Amiel vedi scheda film

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La recensione su Copycat - Omicidi in serie

di Andreotti_Ciro
7 stelle

Qualche anno prima de Il collezionista di Ossa (The Bone Collector; 1999) diretto da Phillp Noyce e ispirato dal romanzo omonimo di Jeffrey Deaver; il regista britannico Jon Amiel, prestato al mondo della TV e dei documentari, recluse Sigourney Weaver al centro di un’abitazione ipertecnologica, esattamente com’era quella nella quale si muoveva il Lincoln Rhyme impersonato da Denzel Washington. Ma se in quest’ultimo caso era la tetraplegia che obbligava Rhyme a una reclusione forzata, e la tecnologia era il solo mezzo di comunicazione con il mondo esterno. Nel caso della Dottoressa Hudson è un’aggressione subita che la obbliga a rivedere le proprie priorità, e con lei la possibilità di alimentare le proprie idiosincrasie con ogni mezzo tecnologico: dall’uso di sistemi di messaggistica, che visti oggi sembrano primordiali, fino alla navigazione on line per mezzo di righe di codice.

 

Nonostante la similitudine con la pellicola di Noyce anche il film di Amiel funziona egregiamente, anche grazie alla scelta fortunata di narrare di un tema che il mondo cinematografico a stelle e strisce ha saputo usare abbondantemente: ovvero il lato maggiormente dark di ognuno di noi e di chi ci circonda, dietro il quale si può nascondere il più sanguinario e insospettabile degli assassini seriali. Aggiungendovi il legame che unisce le due protagoniste femminili. Capace di mantenere ancorato allo schermo anche il più scettico degli spettatori: Da un lato Sigourney Weaver, bloccata in casa da paure non ancestrali ma indotte, che riuscirà a uscire nuovamente dalle sue fobie grazie all’aiuto che darà a Holly Hunter: quest’ultima nei panni di un’agente di polizia dinamica, piena di responsabilità, collega del suo ex, impersonato dal caratterista Will Patton, ma anche di un nuovo partner professionale – Ruben Goetz, interpretato da Dermot Mulroney - per il quale prova qualche cosa di più di una semplice amicizia. Ed è proprio questo legame fra le due protagoniste, differenti e simbiotiche loro malgrado, che permette al film di Amiel di essere ricordato come un ottimo thriller. Anomalo nel suo genere, ma al tempo stesso capace di mantenere vivo l’interesse di chi l’osserva sfruttando proprio questo duplice piano narrativo.


Quindi da recuperare se amate i film d’azione, impreziositi da un'ottima colonna sonora e che ricordano sia il silenzio degli Innocenti (The Silence of The Lambs; 1991) per i temi trattati, ma non solo.

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