Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
Prima Guerra Mondiale. Le truppe francesi si preparano ad assaltare un avamposto tedesco noto come “Il Formicaio”. A guidare il reggimento, suddiviso in tre compagnie, è il colonnello Dax, un soldato esperto e leale. L’attacco si rivela presto un’impresa impossibile: i soldati francesi vengono falciati da cannoni e mitragliatrici ancor prima di raggiungere le trincee nemiche, costringendoli a una ritirata umiliante. Il generale Mireau, testimone del fallimento, ordina alla propria artiglieria di aprire il fuoco sui suoi stessi uomini, ma l’ordine non viene eseguito. Infuriato, convoca le alte sfere militari per processare il maggior numero possibile di soldati, accusati, a suo avviso, di codardia di fronte al nemico. Alla fine, si decide di inviare alla corte marziale un soldato per ogni compagnia, scelto a caso. Durante il processo, i tre militari vengono difesi dal colonnello Dax, che farà tutto il possibile per ottenere la loro assoluzione e salvarli dalla condanna a morte.
Dopo “Paura e desiderio”, Stanley Kubrick firma un’altra potente opera antimilitarista. Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Humphrey Cobb, denuncia l’orrore della guerra e l’ottusità di generali sadici che, abituati al lusso e alle comodità, ignorano le condizioni disumane in cui i soldati vivono nelle trincee. Il loro unico obiettivo è fare bella figura con l’opinione pubblica, esaltando un patriottismo cieco con il motto “vincere a tutti i costi”, sacrificando ogni senso di giustizia e valore umano.
Insensibilità, giochi di potere, scelte ambigue e ambizioni di carriera sono i temi centrali di questa storia che fece scalpore e fu bandita dalla Francia per tanti anni. La sceneggiatura, inizialmente accolta con polemiche e scarso interesse, deve la sua realizzazione a Kirk Douglas, che interpreta il colonnello Dax con grande intensità. Apprezzando la sceneggiatura, Douglas la sostenne attraverso la sua casa di produzione, permettendo al film di vedere la luce.
Le sequenze di guerra sono curate nei minimi dettagli, con una fotografia in bianco e nero che amplifica la potenza visiva ed emotiva. I dialoghi, sempre incisivi, si alternano tra i toni ruffiani e ipocriti dei gerarchi e quelli carichi di paura e rassegnazione dei soldati.
Un’opera indimenticabile sulla brutalità della guerra e sull’ingiustizia del potere. Temi simili di denuncia sono trattati anche da altri registi, come Francesco Rosi, che con “Uomini contro”, ispirato al romanzo “Un anno sull’altipiano” di Emilio Lussu, affronta analoghe riflessioni sulla disumanità del conflitto.
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