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Il posto delle fragole

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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La recensione su Il posto delle fragole

di steno79
10 stelle

 

 

VOTO 10/10  Capodopera indiscusso della filmografia bergmaniana, è un road-movie dove il regista traccia un amaro bilancio esistenziale di un personaggio che non ha mai saputo aprirsi alla vita e, giunto alle soglie della morte, ritrova un pò di serenità nella contemplazione di una gioventù ancora aperta alla speranza (la nuora interpretata dalla Thulin e i tre ragazzi che lo accompagnano fino a Lund per assistere al suo giubileo). E' un film in cui, in nuce, vi è già tutta la problematica metafisica e gli interrogativi delle opere successive, affrontati con uno stile che oscilla tra le parentesi espressionistiche e angosciose degli incubi di Isak e il Realismo naturalistico dei rapporti fra l'anziano professore e gli altri personaggi che incontra sul suo cammino durante il viaggio (reale e simbolico). Con uno dei finali più teneri e commoventi della storia, che riflette la finale pacificazione di Isak, magistralmente interpretato dal regista svedese Victor Sjostrom. Notevoli le influenze stilistiche su altri cineasti, dal Fellini di Otto e mezzo (soprattutto nelle sequenze oniriche) al Woody Allen di Un'altra donna (che ne è quasi una parafrasi al femminile, con una trama molto simile), con invenzioni registiche divenute celebri, come ad esempio nei flashback dove Isak compare anziano e non ringiovanito accanto ai personaggi importanti del suo passato. Nel cast, accanto al grande Victor Sjostrom si fanno onore molti volti noti della "factory" di Bergman come Ingrid Thulin nella parte della nuora che vuole tenere il bambino, Bibi Andersson (forse la migliore, in un doppio ruolo perfettamente interpretato), Gunnar Bjornstrand, Naima Wifstrand e, nel piccolissimo ruolo del benzinaio, anche Max von Sydow. Il titolo originale significa "Le fragole selvagge". Opera di singolare bellezza e suggestione, "Il posto delle fragole" è un compendio del Bergman più genuino, una pellicola dove i suoi temi tipici risultano appassionanti, coinvolgenti per lo spettatore, un film dove non si corre mai il rischio dell'incomprensione, perfettamente accessibile ma allo stesso tempo stimolante per l'intelligenza e la sensibilità di chi lo guarda. Uscito nel 1957, anno magico per Bergman in cui uscì anche l'altro suo capolavoro assoluto "Il settimo sigillo", vincitore dell'Orso d'oro a Berlino, il film è un classico senza tempo del cinema esistenziale, profondo e coraggioso nella tematica, originale nella forma. 

 

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