Regia di Fernando Cerchio vedi scheda film
Da Fernando Cerchio, che è sempre stato isolato e dimenticato poichè vicino come tutti gli altri colleghi più o meno noti al regime fascista, fino all'ultimo e però senza gli infingimenti di tanti, un bel noir proto-poliziesco completamente dimenticato, ancora oggi non reperibile se non in uno scrausissimo rip di una messa in onda in italiano con sottotitoli spagnoli...di una tv iberica, per dire, forse per i soliti vecchi reconditi motivi, di cui sopra. "Il Bivio" significa appunto anche un ''incrocio", di vita come delle sue scelte, sempre con radici nell'immediato dopoguerra nel conflitto stesso, che ha permesso ad alcuni come il protagonista Raf Vallone e vicecommissario, da ex-partigiano di entrare poi negli apparati di sicurezza, come tanti anche ex facenti parte del precedente regime ventennale. Un titolo ben scelto per un film che racconta la storia di un uomo che se ne sta seduto sulla lama di un rasoio tra l'al di quà e l'al di là" del bene e del male. La "sottile linea blu" poliziesca, o rossa, tra il giusto e lo sbagliato. Si è unito alla polizia dopo il '45 ma è ancora parte di una banda che è divenuta di rapinatori per finanziare sè stessi e non più alcuna brigata e volante rossa etc.; dopo la guerra, quando voleva essere pulito, non è stato in grado di mettersi da parte i sui ex complici nei crimini di parte rossa, e già solo il suggerirlo nel 1951 forse voleva dire condannarsi all'invisibilità e all'insuccesso anche per boicottaggio commerciale. Quello che accadde a Cerchio, poi dedicatosi per questo insuccesso "impegnato" e in cui aveva impiegato tutto sè stesso, con anche buoni risultati al cinema di genere commedia e leggero, con tra gli ultimi titoli di Totò e altri, alcuni discreti western, tanti bei documentari su Roma e la sua Storia, i suoi problemi e aspetti da ogni angolo di prospettiva, per la Documento Films di Gianni Hecht Lucari. Ed è ancora più importante rivederlo oggi, perché è incredibile vedere un film del 1951 in cui il protagonista può ingannare i suoi colleghi poliziotti con delle aringhe rosse, e nel frattempo avvertire i complici gangster se la polizia è sulle tracce di loro piani.
Tutta la vita a condurre un doppio gioco non deve essere facile, in particolare quando ci si innamora di una ragazza e si desidera una vita familiare, e soprattutto dopo l'omicidio di una donna innocente travestita da suicidio, in una situazione forta per i tempi, posta sui binari della ferrovia.
Raf Vallone è eccellente come anima tormentata, e il grande Charles Vanel, nella parte di un commissario superiore saggio ed esperto, si frappone tra lui e la sua corsa contro il tempo e le menzogne, per i soldi ; L'attore francese è così sottile da non far capire fino agli ultimi 15 minuti nel suo ufficio della mobile, quando esattamente inizia a sospettare del suo nuovo sottoposto. Inoltre vi è tra loro quasi un rapporto padre/figlio.
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