Regia di Peter Yates vedi scheda film
Bullitt (1968): Robert Vaughn, Steve McQueen
CINEMA OLTRECONFINE: CINÉMATHÈQUE DE NICE
Frank Bullitt (uno Steve McQueen icona assoluta qui più che in ogni altra sua pur nota e lodata apparizione, glamour per atteggiamento, abiti - scarpe scamosciata, giacchino con toppe ai gomiti e porta pistola ascellare invisibile - portamento ed auto guidata, la famosissima Ford Mustang verde scuro), taciturno ma coscienzioso poliziotto col grado di tenente nella squadra omicidi di San Francisco, viene incaricato da un losco uomo politico locale (un mellifluo, azzeccatissimo Peter Vaughn) di scortare un boss pentito, prima che costui venga interrogato e sveli importanti notizie su un clan malavitoso con cui ha collaborato.
Tuttavia la sera stessa, pur scortato da un collega di Frank, il pentito viene gravemente ferito on un agguato, per poi morire ore dopo all'ospedale.
Bullitt (1968): scena
Bullitt (1968): Steve McQueen
Per cercare di concludere in fretta la sua indagine, Bullitt scorta segretamente il boss in obitorio, ma fa in modo che la sua morte non trapeli alla stampa, e di conseguenza ai sicari, che cercano in tutti i modi di eliminare il traditore, e che Frank finisce per inseguire in macchina tra il saliscendi delle famose strade tutto dislivello di San Francisco, in un concitato percorso con sparatorie e tamponamento, rimasto come uno dei più noti e meglio riusciti della storia del cinema.
Grazie anche al suo socio Delgado (Don Gordon), i due poliziotti riusciranno a scoprire che il boss morto in realtà era una controfigura, e che il vero sta scappando in incognita proprio dall'aeroporto di San Francisco per fuggire in Europa.
Un altro grandioso inseguimento, di corsa tra le ruote enormi dei Boeing in movimento, segnerà la fine di una disputa ed un indagine davvero al cardiopalma.
Peter Yates è sempre stato un regista versatile, ma, nel confrontarsi con il genere thriller, è sempre riuscito a creare prodotti di grande impatto scenico.
Posto che Bullitt li supera tutti, pure Uno scomodo testimone (1981), Suspect (1987) e Labirinto mortale (1988) si rivelano ancor oggi tre thriller davvero convincenti.
Bullitt (1968): Jacqueline Bisset, Steve McQueen
Bullitt (1968): Steve McQueen
La celebre una scena d'inseguimento Lungo almeno dieci concitati minuti tra una Dodge Charger R/T di colore nero con Bill Hickman al volante e la ormai leggendaria Ford Mustang GT390 Fastback, guidata da McQueen, contraddistinta dal particolare colore verde scuro metallizzato (Dark Highland Green) e dai cerchi da corsa Torq Thrust, È inevitabilmente e meritatamente un pezzo di storia indelebile del cinema. Pur senza una parte di alto rilievo, nel film si affaccia per almeno 3/4 pose una stupenda Jacqueline Bisset ventiquattrenne, ed ogni apparire si traduce in un incanto statico.
La splendida attrice gira per la casa con le camicie da uomo per lei abbondanti rubate a McQueen, e scenografica ente preziose per creare un vedo-non-vedo ad alto tasso di erotismo e valorizzare due gambe snelle da applauso, in una lotta che contende un primato che queste due contendono ai due occhioni da cerbiatto della stupenda attrice britannica.
Nel ruolo di contorno di un valente e collaborativo tassista, il grande Robert Duvall si preparava a divenire uno degli attori fondamentali di tutto il quarantennio successivo.
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