Regia di Fernando Di Leo vedi scheda film
Appena uscito di carcere, Ugo Piazza (Gastone Moschin) deve affrontare gli scagnozzi dell’americano (Lionel Stander), quest’ultimo convinto che l’ex galeotto abbia sottratto e nascosto un mucchio di banconote prima di finire tra le sbarre. Piazza cerca conforto riallacciando i rapporti interrotti con la ballerina Nelly (Barbara Bouchet) e si confronta con un duro commissario di polizia (Frank Wolff) che attraverso di lui spera di mettere finalmente le mani sul capo della cosca.
In una Milano algida e cupa, Fernando Di Leo ambienta una storia frenetica, in cui si susseguono a ritmo continuo sparatorie, scazzottate, aggressioni fisiche e verbali, il tutto in nome di una cupidigia che non pare avere fondo. La lotta per il potere riguarda i cattivi ma anche i cosiddetti buoni, ovvero i poliziotti che, a loro volta, si scontrano, incapaci di trovare una soluzione condivisa per arginare la corruzione dilagante. Un mondo dove, azzerati i sentimenti, si può ottenere rispetto solo diventando più furbi degli altri, e colpendo per primi e più forte. Tutti i personaggi rispondo a personalità elementari ma sono ben caratterizzati e si imprimono nella memoria: da Piazza, delinquente dagli occhi di ghiaccio che non sorride mai; all’americano, uomo arricchito e potente che non conosce pietà alcuna; al suo tirapiedi Rocco (Mario Adorf), un meridionale focoso che segue pedissequamente gli ordini del capo, e via di questo passo. È interessante notare come Quentin Tarantino, grande ammiratore del film, abbia, in seguito, portato la poetica e le caratteristiche del cinema di Di Leo alla loro massima espressione, con i risultati eccezionali che tutti conoscono.
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