Regia di William Friedkin vedi scheda film
New York, dicembre 1971. Un babbo natale chiede offerte per gli orfanelli ai passanti frettolosi, un venditore ambulante di hot dog incarta panini caldi per le strade affollate di una città fredda e prenatalizia. Improvvisamente i 2 inseguono un pusher di colore che tenevano sotto controllo, una volta raggiunto lo picchiano violentemente in un vicolo nascosto. Babbo Natale è “Papà”; il venditore ambulante è “Tristezza”: 2 poliziotti della narcotici.
Il braccio violento della legge (1971): Gene Hackman
“Papà” - Doyle - è un immenso Gene Hackman, “Tristezza” - Russo - è un sempre bravissimo Roy Scheider, il film (che te lo dico a fare) è “Il Braccio Violento della Legge”, il regista è il genio di William Friedkin.
L'incipit del film mette subito in chiaro cosa ci si deve aspettare. Questo sarà il caposaldo di tutto un genere futuro, perché in questa storia non ci sono solo i buoni o solo i cattivi, perché buoni e cattivi si mescoleranno e lo spettatore si troverà presto in difficoltà nell’accettare i metodi di “Papà” che capiamo subito essere un soggetto ambiguo. Allo stesso tempo però non possiamo non essere coinvolti dai suoi modi, dalla sua tenacia nel voler seguire le tracce e nel trascinare con lui il suo compagno “Tristezza”, che a stento riesce a contenerlo negli scatti di intolleranza o ira.
Il braccio violento della legge (1971): Gene Hackman, William Friedkin
Il film racconta di come i 2 poliziotti, riescono ad intercettare un traffico di droga importante, e di tutta l’indagine che portano avanti con pedinamenti e scontri violentissimi.
Ovviamente non è la semplice (e se non vuoi pure banale) trama a rendere immortale il film. E’ il modo di raccontare e la regia perfetta a fare la differenza. Il 90% delle scene sono girate in esterno. Lo spettatore sente il freddo, riconosce le strade, prende il treno e la metropolitana esattamente come i protagonisti del film. Questo crea un'empatia totale e fa aumentare il pathos via via che le vicende si intrecciano e si sviluppano.
Friedkin carica al massimo tutto: pedina effettivamente i suoi protagonisti, spiandoli mentre spiano, scappando quando scappano, rimanendo al volante della macchina con “Papà” in un inseguimento al treno che ha fatto epoca e che ad oggi rimane insuperabile per il grande effetto adrenalinico (chi non ha mai frenato dalla poltrona di casa guardando quella lunga scena?).
Il pedinamento che Papà fa al “Francese” (un indimenticabile Fernando Rey) diventa quasi un balletto per quanto sono perfette le tempistiche.
Non dimentichiamoci che William Friedkin è il regista che solo 2 anni dopo girerà “L’esorcista”. Questo ci fa comprendere ancora meglio il senso della vera ossessione che si impossesserà di “Papà” nel corso del film. Quella di “Papà” non è più solo sete di giustizia, la sua diventerà una vera e propria discesa negli inferi, in cui il demone non è altro che “Il Francese”. Il Francese impersona tutto quello che “Papà” odia, “il Francese” lo fa stare ore e ore al freddo, lo fa correre per inseguirlo tra ristoranti e alberghi di lusso, mentre lui mangia pizze gommose per strada e dorme in macchina; lo frega abilmente nei sotterranei della metropolitana e quel che è peggio: il “Francese” decide di farlo eliminare dal suo killer.
Se “Papà” lo riesce a catturare e meglio ancora ad uccidere, riuscirà a placare per un po’ quella sete di vendetta che lo rende tanto frustrato e violento nei rapporti.
Il braccio violento della legge (1971): Gene Hackman, Marcel Bozzuffi
“Papà” si è messo dalla parte dei giusti per poter fare legalmente quello che fanno i delinquenti, questo è il suo aspetto malefico, che ovviamente diventa immancabilmente quello più affascinante e che (almeno a me) fa tenere per lui fino all’ultimo, sperando che possa raggiungere il suo scopo…in tutti i modi.
Se William Friedkin è un vero genio nella regia, chi fa la differenza è Gene Hackman. Attore della “Nuova Hollywood”, che “se ce ne fossero”, che “che grande che è”, che “ma come c…zo fa a recitare così”, che “lui può recitare anche il bugiardino dei medicinali”, che “in questo film ci ha preso anche l’Oscar” e potrei continuare così per altre 20 pagine.
Gene Hackman è morto ieri, il 27 febbraio del 2025. O meglio, il suo corpo (insieme a quello di sua moglie e del suo cane) è stato ritrovato ieri nella sua abitazione, ma pare che la morte risalga a qualche giorno prima. Le cause del decesso sono ancora ignote e avvolte nel mistero. Gene Hackman aveva 95 anni e da almeno 20 si era ritirato dal mondo dello spettacolo. Ha avuto ruoli importanti fino agli anni ‘90, ma il suo vero momento di gloria sono stati gli anni ‘70. Un attore che ha contribuito a rendere grande un certo cinema americano, rendendolo magico e di grande effetto. Sapeva, con una sola occhiata, rendere genuino il suo personaggio, dandogli anima e corpo, rendendolo vivo e toccando corde profonde.
Un viso, il suo, che non aveva bisogno della bellezza classica per poter entrare nei cuori dello spettatore, ma che anzi proprio questa sua “normalità” avvicinava ulteriormente chi lo vedeva sul grande schermo alla storia che stava raccontando. Molti lo paragonano a Spencer Tracy, ma io credo che Gene Hackman non si possa paragonare a nessuno, perché realmente ha reso unici alcuni suoi personaggi, dandogli uno spessore che hanno contribuito a fare di un ottimo film un vero capolavoro. Nel caso de “Il Braccio Violento della Legge” è proprio così.
Finisco questa strana recensione, che in effetti è più un omaggio a Gene Hackman che altro, dicendo che ho rivisto il film in questione ieri sera dopo che l’avevo rivisto meno di una quindicina di giorni prima, durante l’ennesima replica in televisione in un orario di seconda mattinata, mentre mangiavo un toast velocemente prima di andare a lavoro.
Ebbene, anche con un occhio alla tv ed uno al tostapane, anche ieri sera presa dall’emozione per la sua strana scomparsa, anche se conosco il film scena per scena, battuta per battuta, anche se mi dico “ne vedo solo un pezzetto, poi cambio”, oppure “aspetto la scena dell’inseguimento poi vado”....ebbene, arrivo sempre, inesorabilmente fino alla battuta finale del film:
Papà: “Il francese deve essere ancora qui dentro, da qualche parte”.
Sotto gli occhi sconcertati di Tristezza, Papà sparisce tra i corridoi decadenti della fabbrica abbandonata. Ed io, ancora dopo tanti anni e tante visioni mi chiedo se lo avrà ucciso veramente o no…al Francese.
Grazie Gene Hackman.
Il braccio violento della legge (1971): Gene Hackman
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