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I cospiratori

Regia di Martin Ritt vedi scheda film

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Ted_Bundy1979

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La recensione su I cospiratori

di Ted_Bundy1979
8 stelle

Il finale di questo film, e nella fattispecie il personaggio dello sbirro("detective", come avrà modo di freddamente precisare durante l'udienza del processo, a coloro che lo credevano un loro compagno minatore di lotte e rivolte, "McKenna", e non un traditore infiltrato), James McParlan interpretato superbamente da Richard Harris, racchiude come pochi altri e soprattutto nel cinema hollywoodiano prima della "New Hollywood" -quasi sempre "finto" in almeno qualcosa-, una verità e un senso superlativo di approfondimento della figura del traditore, e del "dualismo" dell'uomo come direbbe il soldato Joker, quale davvero pochi altri titoli. Anche in Italia.

Onore al merito a Martin Ritt, che come suo stile registico poco concede allo "spettacolarismo" facile facile di troppo cinema hollywoodista, per affidarsi di più ai dialoghi, paesaggi struggenti primaverili e autunnali che grazie ad alcuni temi di Henri Mancini sembra di essere ad ascoltare il Marvin Hamlisch di ''Un Uomo a nudo"(The Swimmer)di Frank Perry, del 1968. E alle atmosfere operaie della Pennsylvania di fine '800(1876), che sono rese con un grandissimo senso della drammaturgia e del lirismo, senza nulla sottolineare e bisogno di urlare, basti ricordare che Sean Connery/"Black Jack" Kehoe offre una interpretazione di gran classe, senza praticamente parlare per la prima mezz'ora. In questo ricordando le pagine del "F.I.S.T." di Joe Eszterhasz(da cui poi assieme a Jewison venne tratto un altro dei pochi film hollywoodiani di ambientazione e storiografia "operaie", seppure appunto molto più "spettacolarizzati") sui lavoratori immigrati polacchi della "The Fall" di Boston a inizio '900.

Superlativo Frank Finlay, un attore ormai non molto ricordato a queste latitudini, che nel suo personaggio, il capo della polizia del villaggio dei minatori di Shenandoah Davies, incarna alla perfezione colui che ha gelidamente venduto anima e corpo alla repressione del potere. Esemplare lo scambio di battute tra "tutti irlandesi" e all'inizio dell'"assoldamento" con McParlan, più "combattuto" e in cerca apparente per metà film. di una impossibile conciliazione con sè stesso:-" Ma te, perché non sei come loro, a lavorare laggiù a fianco."- Davies- :" Ci ho provato. Quando sono arrivato qui. Ci ho anche provato ma ho subito capito che sarei stato più utile, facendo quello che faccio."

Apparizioni tutte di personalità nei loro ruoli caratteristici, di un giovane Anthony Zerbe, Art Lund, Brendan Dillon, Anthony Costello.

Meravigliosamente radiosa e unica come sempre sullo schermo e oltre, Samantha Eggar. 

Il suo addio e le motivazioni con cui lo adduce allo scoperto traditore e infame McParlan, nel prefinale nell'aula vuota del tribunale a processo concluso, è un bel brano di recitazione.

Da vedere nella versione restaurata di 124' con circa 9 minuti che non c'erano nella versione italiana 1970 e sono stati reintegrati nel 2009, sottotitolati. Eccellenti come sempre, il doppiaggio e l'edizione nostrana di allora.

Splendido il finale realistico e niente affatto riconciliato, anche perché realisticamente impossibile.

 

Ted_Bundy1979

 

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