“Uscirne alla grande”. Potrebbe suonare così il titolo italiano da proporre agli eventuali, seppur improbabili, distributori dell’ultimo film di Alex Ross Perry. Ma già Golden Exits basta a suggerire, col suo accattivante font retrò, la direzione intrapresa dal nuovo beniamino del cinema indie americano. Dopo aver scandagliato l’ego di uno scrittore di scarso successo a New York (Listen Up Philip) e aver sondato la psiche di una donna in preda a visioni polanskiane (Queen of Earth), Perry va incontro, con ammirevole disincanto, ai propri detrattori e alla loro irritazione.

Jason Schwartzman
Golden Exits (2017) Jason Schwartzman

Woody Allen e Noah Baumbach, presenti a vario titolo come riferimenti di tutta la carriera del regista, diventano qui vertici di un triangolo che si chiude, alla propria sommità, su Ingmar Bergman. È attorno al dialogo negli interiors di appartamenti e uffici newyorchesi che Perry costruisce un film ossessionato dal desiderio di stabilire una comunicazione, tra personaggi incapaci di farlo e, forse, di volerlo realmente. Manca sempre qualcosa, a noi che guardiamo e a loro che chiacchierano: si gira intorno al cuore delle cose, ci si riferisce a esso indirettamente, non ci sono informazioni precise. Dallo script sono espunte le nozioni utili a districarsi nella sciarada psicologica che unisce i protagonisti. Golden Exits è come un grande social network: tutti sono interconnessi tra loro, ma nessuno sa esprimere i propri sentimenti o provare emozioni forti e radicali.

Mary-Louise Parker, Chloë Sevigny
Golden Exits (2017) Mary-Louise Parker, Chloë Sevigny

Domina un’incompiutezza che è generazionale, tipica di privilegiati circondati da ogni possibilità e, insieme, bloccati in una stasi autoinflitta. I soliti hipster newyorkesi di origine ebraica, si dirà. Ma Perry parla di ciò che conosce, vive e studia tutti i giorni. Indagando con una macchina da presa invasiva e irrequieta, che immortala nel suo luminoso 16 mm - ancora una volta rimarchevole il lavoro sulla luce di Sean Price Williams - la vaghezza imperante. Uno studio accurato del Kammerspiel, condotto attraverso l’intercambiabilità del binomio parlante: ora due sorelle in opposizione, anche in senso spaziale; ora un’altra coppia che cerca di sostenersi e di restare unita. Occorre mettere da parte i preconcetti per lasciarsi andare al cinema di Perry, ma la lettura delle più frastagliate forme della contemporaneità passa anche da qui.

Autore

Emanuele Sacchi

Nato nella città delle due discoteche e 106 farmacie, presto smarrito nei meandri del rock e del cinematografo. È ingegnere informatico, benché si finga pensatore umanista. Giornalista e critico cinematografico e musicale, collabora con FilmTvMYmovies.itBlow Up e il dizionario Il Mereghetti. Selezionatore per il Festival dei Popoli di Firenze, cura la sezione Let The Music Play, dedicata al documentario musicale. Ha contribuito a diversi saggi e pubblicazioni sul cinema ed è autore di 50x35mm. Soundtrack Rumorose (Homework, 2016), con Stefano Locati di Il nuovo cinema di Hong Kong. Voci e sguardi oltre l'handover (Bietti, 2014) e con Francesca Monti di Richard Linklater. La deriva del sogno americano (Bietti, 2017). Film: Apocalypse Now (ma non Redux). Album: Forever Changes dei Love (anche per il titolo).

Il film

locandina Golden Exits

Golden Exits

Drammatico - USA 2017 - durata 94’

Titolo originale: Golden Exits

Regia: Alex Ross Perry

Con Emily Browning, Analeigh Tipton, Chloë Sevigny, Mary-Louise Parker, Lily Rabe, Jason Schwartzman

in streaming: su Apple TV Amazon Video Timvision Google Play Movies Rakuten TV